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La guerra raccontata dai bambini ucraini nei whatsapp inviati alle famiglie: «I russi ci bombardano»

 
Luigia Ierace

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Luigia Ierace

Dai sorrisi dei bimbi di Chernobyl negli anni Novanta alla guerra. «Il conflitto raccontato dai bambini di allora» Nei rifugi «Siamo sotto attacco L’allarme aereo è scattato di mattina»

Mercoledì 02 Marzo 2022, 15:17

15:32

«Vito, siamo tutti addolorati! I russi stanno bombardando, non dormiamo la notte, che dolore!». Il messaggio di Galina dall’Ucraina riporta alla memoria il passato e un altro dramma, quello dell’incidente nucleare nella centrale di Chernobyl. Una valanga di ricordi per Vito Leone, fotografo e attuale presidente del consiglio comunale di Bella, che, oltre 25 anni fa, fu il primo paese lucano a ospitare i bambini provenienti dall’area contaminata. Sfoglia le foto dei villaggi abbandonati tra Narodichi e Chernobyl dopo l’incidente nucleare. Rivede i video. Ne ricorda lo strazio nelle immagini in bianco e nero quando con la sua telecamera si spingeva nella zona off-limits. E ricorda anche l’accoglienza delle famiglie quando Galina li accompagnava nei villaggi contaminati e i sorrisi dei bimbi.

Yulia è una bimbetta sorridente, scende dal pullman che arriva a Bella da Narodichi, il villaggio contaminato vicino Chernobyl, per respirare l’aria buona lucana che sarà la medicina per tanti bambini arrivati qui negli anni Novanta. Alle sue spalle, nella foto pubblicata a lato, si vede Rita Di Senso. Si prenderà cura di lei con la sua famiglia fin dal suo arrivo la prima volta a Bella. «Aveva 6 anni. Era la più piccola del gruppo, era impaurita, piangeva e chiedeva della mamma. Da quel momento - ricorda Rita - per me Julia è diventata una quarta figlia. E negli anni è tornata più volte a Bella, l’ultima volta nel 2018. È cresciuta con i miei tre figli Rocco, Sebastiano e Marilena, che aveva un anno di differenza, con cui ha stretto un’amicizia che continua ancora. Ora per motivi di lavoro non vive più a Narodichi ma a Kiev. Dall’inizio della guerra siamo sempre più preoccupati per lei. L’unico contatto sono i whatsapp quando riusciamo a collegarci».

Rassicuranti. «Si tiene duro. Ma siamo tutti vivi». Drammatici: «Per tutta la notte ci sono state esplosioni e spari». Frasi che si alternano alle parole di incoraggiamento della famiglia lucana. «Vi aspettiamo a Bella. Noi ci siamo sempre». E che scontrano con la terribile realtà. «Non possiamo arrivare al confine con la Polonia, siamo tagliati fuori. Intorno a noi hanno fatto saltare in aria ponti e strade che portavano in Polonia, costantemente sotto il fuoco. Siamo molto vicini al confine con la Bielorussia e qui sono in corso i combattimenti. Non appena ci sarà un momento di calma, cercheremo di andare in Polonia, ma per ora non è possibile».

Passano i giorni e di ora in ora il conflitto incalza a Kiev. «I combattimenti sono diventati più duri ora. Domani ti scriverò. Parlerò con mia madre e mia sorella. Ora hanno introdotto la legge marziale, secondo la quale gli uomini non possono nemmeno uscire dalle città. Mia sorella ha due figli che non potranno lasciare il Paese, quindi anche lei non se ne andrà e non lo farò neppure io. Forse potrebbero farlo mamma e papà? Non credo. Arrivano molti carri armati, aerei nemici e missili. Non possiamo andarcene». E crescono i timori della sua famiglia lucana. «Capisco quanto siete preoccupati e vorreste aiutarci, ma la situazione è molto difficile e pericolosa. Grazie mille! Anche se uno solo di noi resta qui, non lo lasciamo. Siamo una famiglia. Difendiamoci tutti insieme».

I video dalla finestra di casa mandati a Marilena mettono i brividi. «Non ho idea di cosa stia succedendo adesso. Le bombe esplodono fuori dalla finestra. Questo è molto spaventoso, preghiamo». Anche per il paese di origine. «Ieri sera un razzo ha colpito Narodichi, ma grazie a Dio non ha colpito edifici residenziali».

«C’è molta minaccia dall’aria, gli aerei nemici volano e i carri armati arrivano dalla Bielorussia. Spesso ci nascondiamo negli scantinati. Prega per noi! Dio ti benedica. Dio ti benedica. Gloria all’Ucraina!» «Cosa possiamo fare?», incalzano da Bella. Yulia risponde. «Non appena avrò capito come potete aiutarmi, scriverò immediatamente. Siete anche la mia famiglia. Vi apprezzo e vi amo moltissimo».

In tanti da Bella scrivono a quei bambini ormai cresciuti. Olga ospitata negli anni Novanta dalla famiglia di Marco Russo ora è sposata e ha una figlia. «Siamo nel rifugio antiaereo. Sirene continue di allarme». E da Bella un coro unanime. «Vi vogliamo un mondo di bene. Vi aspettiamo a Bella. Noi ci siamo sempre». E ancora un messaggio di speranza di Galina. «Caro Vito! Se organizzi azioni per sostenere l’Ucraina, ti chiedo di filmare tutto. Lo posterò sul mio sito e la nostra gente potrà vederlo e leggerlo! Grazie per la vostra solidarietà. Ci solleva il morale! I russi sparano e puntano razzi contro di noi, noi vogliamo pace e libertà!!!!».

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