Il ponte Musmeci è il simbolo di Potenza. Al punto da incarnarne anche le criticità. Sarà per questo che continua a perdere pezzi, frutto di mancanza di manutenzione e di incuria. Tutto il viadotto presenta preoccupanti segni di degrado, come testimoniano le foto che pubblichiamo, scattate lungo il percorso del parco fluviale che attraversa la pancia del ponte. Non è solo una questione estetica, ovviamente, ma riguarda la sicurezza, perché quei ferri che spuntano dal cemento sono inquietanti e rivendicano un monitoraggio attento per mettere a punto interventi migliorativi. Prima che accada l’irreparabile.
Analogo appello riguarda un altro ponte di Potenza. È quello che collega rione Betlemme alla zona industriale. Come si può notare dalle foto scattate dal «nostro» Tony Vece, molte giunture presentano inquietanti fessure. A denunciare il caso non sono soltanto i tanti camionisti che attraversano l’area ogni giorno per raggiungere le varie fabbriche, ma anche gli imprenditori che lavorano proprio a ridosso del viadotto: «Questo ponte - sottolineano i camionisti - è strategico nei collegamenti interni soprattutto per quanto riguarda noi autisti, con i nostri tir e i nostri «bisonti».
Sarebbe opportuno prevedere un attento monitoraggio dello stato di salute del viadotto perché quotidianamente sopporta un peso non indifferente. Ci vorrebbe, forse, qualche rinforzo per evitare possibili cedimenti». Della serie: meglio prevenire che curare.
Il ponte - il cui passaggio pedonale è stato inibito - viene percorso da un numero sempre maggiore di camion che trasportano carichi mastodontici. Negli ultimi dieci anni la quantità di autocarri che transita sulla strada è triplicata e le tonnellate/chilometro trasportate sono il quadruplo rispetto a quelle del 1990. Anno dopo anno, passano veicoli sempre più pesanti. E tra l’altro pure le auto per passeggeri sono diventate più pesanti, col noto imporsi dei Suv.
Nella parte sottostante del ponte è tutto transennato. Zona vietata a pedoni e auto, con riflessi negativi, naturalmente, per gli accessi alle attività produttive che risiedono nella zona. La sensazione, avvalorata dal silenzio e dall’immobilismo che è calato da tempo, è che questa situazione sia destinata a durare per anni.
Quale dovrebbe essere la risposta? Naturalmente si dovrebbero fare verifiche più frequenti dei ponti e di altre componenti infrastrutturali, ma si tratta di provvedimenti tampone. È inutile verificare un ponte se non si hanno i fondi per procedere agli interventi necessari. Per una soluzione di lungo periodo, invece, conviene concentrarsi sui finanziamenti per le strade, a sistemare quanto abbiamo anziché tentare di stipare nuove arterie nelle aree edificate urbane e suburbane. Non si aggiunge una nuova ala alla casa se non ci si può permettere di aggiustare un buco nel tetto. La verità è che manca una mentalità della manutenzione: oggi costruttori e altri gruppi di interesse spingono verso le nuove strutture perché poi fanno profitti dalle nuove urbanizzazioni indotte. Usare quel denaro per riparare un vecchio ponte, invece, rende le cose difficili per politici e uffici dei trasporti. Ma, probabilmente, è la cosa più giusta da fare.