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Il Generale a lavoro
Antonella Inciso
28 Marzo 2019
POTENZA - Il presidente Bardi è a Napoli per qualche ora di riposo dopo le fatiche della campagna elettorale, ma alla sua attenzione il dossier giunta c’è già. Tra ricalcolo, ricorsi e proclamazione degli eletti le prossime due settimane passeranno ma nel frattempo coalizione e singoli partiti iniziano già a ragionare su nomi e caselle. Sul piatto ci sono sei postazioni: cinque assessorati e lo scranno del presidente del Consiglio. Ruoli di primo piano nell’assetto del futuro Consiglio regionale, ruoli su cui la Lega, come partito di maggioranza, ha già lanciato un’opa. Al partito di Salvini, infatti, dovrebbero andare due assessorati, tra cui la vice -presidenza della Regione, e la presidenza del Consiglio regionale. Due posti, dunque, su cui il commissario Liuni starebbe già ragionando, partendo dall’assunto che o alla vice -presidenza o alla presidenza del Consiglio dovrebbe andare Francesco Fanelli, primo degli eletti. A seconda della scelta, poi, un posto potrebbe toccare o ad un materano (in pole vi sarebbe Antonio Cappiello il segretario regionale del partito non eletto per una manciata di voti) o ad una donna (anche in questo caso lo schema sarà stabilito dopo l’assegnazione dei seggi).
Più semplice lo schema di Forza Italia che dovrebbe avere in giunta sia Rocco Leone (che da medico potrebbe andare alla sanità) sia l’esterno Paolo Laguardia, presidente della Lega Coop (a cui potrebbero andare le attività produttive). In corsa, poi, per la lista Bardi l’ex presidente della Coldiretti Piergiorgio Quarto, a cui potrebbe essere assegnata l’agricoltura, mentre per Fratelli d’Italia si vocifera di Cosimo Latronico (la cui indicazione, però, sarebbe legata alla definizione del ricorso sull’assegnazione del seggio a Potenza). C’è, infine, la lista Idea che naturalmente punta ad un assessorato e che potrebbe indicare una donna.
Queste le prime ipotesi, i primi schemi. Schemi tutti da costruire, considerato che l’ultima parola spetterà al generale Bardi che nella scelta - in caso di disaccordo con i partiti - potrà esercitare le prerogative del presidente e nominare gli assessori anche senza l’ok dei partiti, magari puntando solamente su esterni. Un’ipotesi di scuola, perché prima di ogni scelta si dovrà attendere la proclamazione degli eletti.
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