MARSICO NUOVO - Sembra quasi una coincidenza, ma proprio mentre in Basilicata si aggiorna lo scenario del dissesto idrogeologico, con l’imponente frana di Pomarico, la commissione ministeriale per la verifica degli impatti ambientali dice no alla messa in produzione del pozzo petrolifero Pergola 1 a Marsico Nuovo perché parte del territorio interessata dall’impianto di prelievo del greggio è a rischio frane. Per l’Eni si tratta di un nuovo stop sul tema petrolio in Val d’Agri dopo la doppia bocciatura della Regione alle richieste di variazione del programma lavori e di realizzazione di un nuovo pozzo estrattore a Marsicovetere denominato Alli 5.
Nel caso di Pergola 1 il veto non arriva dall’ente di viale Verrastro ma direttamente dalla commissione tecnica (Via – Vas) del ministero dell’Ambiente. Le frane non sono l’unico pericolo che ha spinto la commissione a dare il parere negativo. In 64 pagine, la commissione analizza il progetto, prende in esame le osservazioni degli ambientalisti e tira le sue conclusioni. Non sono state fatte prove di produzione. Inoltre, il pozzo è stato concepito sullo spartiacque dei bacini fluviali dell’Agri e del Sele, ma «non sono stati valutati appieno gli effetti transregionali con la Campania, acquisendo il parere dell’autorità di bacino interregionale».
A preoccupare, però, è soprattutto il tracciato e la portata dell’oleodotto di collegamento con il Centro olio di Viggiano. La commissione, rifacendosi anche alle osservazioni degli ambientalisti, rileva che il tracciato dell’oleodotto «sembrerebbe errato e le tre condotte sembrerebbero sovradimensionate rispetto alle reali necessità», così come «sembrerebbe sovradimensionata l’area di innesto».
Ed inoltre «parte dell’oleodotto e l’area di innesto si trovano all’interno del Sic (sito di interesse comunitario) Appennino lucano – monte Volturino». La commissione rimarca anche che non vengono studiati nel dettalgio i fenomeni carsici, tra cui la grotta di Castel di Lepre, una delle cavità più antiche ed importanti della Basilicata, «che corre quasi parallela, anche a meno di 0, 5 km dal tracciato dell’oleodotto».
E ancora, secondo la comissione lo studio di impatto ambientale non tratta con sufficiente approfondimento la pericolosità sismica della zona. «A questo punto - scrive la commissione - è doveroso mettere in evidenza che l’area del pozzo sembrerebbe coincidere» con l’epicentro del disastroso terremoto del 16 dicembre 1857.