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Magneti Marelli ai giapponesi: «divisi» i 1400 dipendenti di Puglia e Basilicata

 
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Magneti Marelli ai giapponesi: «divisi» i 1400 dipendenti di Puglia e Basilicata

Accolta con titubanza ed entusiasmo la notizia della cessione ai giapponese per 6,2 miliardi

Martedì 23 Ottobre 2018, 08:00

Sono poco più di 1400 i dipendenti della Magneti Marelli in Puglia e Basilicata divisi tra i due stabilimenti di Bari (mille dipendenti) e Melfi e Tito, a Potenza (400 unità) che si occupano della produzione di componentistica per auto, sistemi di iniezione e oltre tutto leader nella progettazione e produzione di motori «green», elettrico e ibrido con contratti di fornitura per Chrysler, Porsche e Wolkswagen.

Nell’area industriale di Bari la notizia della vendita da parte di Fca alla giapponese Cansolic Kansel per 6,2 miliardi è accolta con titubanza. «Ci troviamo di fronte all’ennesima vendita di un pezzo del patrimonio industriale italiano – dice Saverio Gramegna segretario generale della Fiom Cgil – negli ultimi anni Fca ha reso sempre più evidente il fatto che il proprio destino industriale non incrocia più quello dei lavoratori e delle lavoratrici italiane». Gianfranco Michetti segretario generale della FimCisl è più ottimista: «Consideriamo la vendita positiva, assicurano che non ci saranno ripercussioni negative nè sui lavoratori nè sui siti italiani».

«Che la Magneti Marelli fosse in vendita lo si sapeva già – aggiunge Riccardo Falcetta, segretario generale della Uilm - sembra un’ottima operazione ma è prematuro parlarne perché bisognerà entrare nel merito della vendita per capire cosa potrà significare a lungo termine. In questo nuovo scenario bisognerà capire come si colloca lo stabilimento di Bari, considerato che rappresenta uno degli stabilimenti del settore tra i più performanti d’Italia.

In Basilicata, l’acquisizione della storica azienda da parte della Cansolic Kansel viene letta come un’opportunità dalla Fim-Cisl: «Avevamo sempre espresso la nostra preferenza verso ipotesi di spin-off dentro il perimetro Exor. Nel caso di vendita - dice il sindacato - era per noi indispensabile optare per soluzioni che garantissero una valorizzazione del patrimonio industriale e occupazionale in una prospettiva positiva per il futuro. Questa operazione va nella direzione che auspicavamo».

Sulla stessa lunghezza d’onda Antonio Spera, segretario generale della Ugl Basilicata: «Così - dice - si punta a creare un’azienda leader indipendente della componentistica automotive». Giudizio diametralmente opposto quello della Fiom-Cgil di Basilicata: «Non sono chiari gli obiettivi di tale operazione e le ricadute in termini occupazionali. Riteniamo necessario - sottolinea Giorgia Calamita, della Fiom di Basilicata - che ci sia un intervento della Regione che possa istituire un tavolo sindacale per un confronto vero sul piano occupazionale, industriale e del futuro della ricerca e dello sviluppo dell’auto».

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