CIGL - «E' un atto importante di contrasto al caporalato ed allo sfruttamento in agricoltura il protocollo che abbiamo sottoscritto questa mattina con i ministeri del Lavoro, dell’Interno e delle Politiche agricole». Lo dichiara Ivana Galli, segretaria generale Flai Cgil nazionale, nel precisare che «siamo sulla strada giusta».
«Anche se il protocollo interessa per ora cinque Regioni, individuate come a maggior rischio - precisa Galli - siamo convinti che possa dare un segnale chiaro a chi vuole operare nell’illegalità e speculare sullo stato di necessità di tanti lavoratori immigrati».
Secondo il segretario, «oltre a questo positivo protocollo bisogna fare presto con il Ddl 2217, così da non dover affrontare l’estate 2016 alle stesse condizioni di quella passata». I dati presentati dal sindacato non sono confortanti, con 430 mila lavoratori vittime di caporalato e sfruttamento ed un’economia illegale e sommersa che arriva a 17 miliardi di euro. Numeri ai quali, conclude Galli, occorre rispondere con forza e con tutte le misure che la gravità della situazione richiede. «Noi siamo determinati ad andare avanti e tutti insieme, Fai, Flai e Uila - conclude - saremo il 25 giugno a Bari per una grande manifestazione nazionale contro lavoro nero, sfruttamento e caporalato in agricoltura».
CIA - «Le eccellenze agricole nazionali devono essere legate non solo alla qualità, ma anche alla dignità del lavoro e della vita delle persone coinvolte e proprio per questo il protocollo è un passo importante». Lo afferma la Cia-Agricoltori Italiani che, con il vicepresidente nazionale Alessandro Mastrocinque, ha partecipato alla firma dell’intesa oggi al Viminale.
Secondo la Cia, del protocollo è fondamentale innanzitutto l'approccio pragmatico e non generalista che vede nell’individuazione di specifiche province (Bari, Caserta, Foggia, Lecce, Potenza, Ragusa, Reggio Calabria) il terreno su cui sperimentare le azioni concordate. Ugualmente significativa è l’identificazione delle parti sociali quali interlocutori essenziali nella riuscita degli interventi. E su questo ultimo aspetto, il protocollo ha recepito quanto da sempre sostenuto dalla Cia: il caporalato non si contrasta efficacemente se non si comprende che occorre sottrarre alla criminalità organizzata due ambiti strategici: la logistica e l’incontro domanda e offerta.
Il che, secondo la Cia, «vuol dire anche diventare responsabili di quel segmento in modo trasparente, tracciato, legale ed efficace: le parti sociali, insieme alle istituzioni, possono e devono farlo». Tanto più che i numeri più recenti sul caporalato, conclude l’organizzazione, parlano di circa 100 mila 'nuovi schiavì che si alternano oggi tra i filari di vite o nella raccolta dei pomodori e della frutta.