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Exploit del voto a Lecce

 
Bepi Martellotta

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Bepi Martellotta

Martedì 19 Aprile 2016, 09:28

di BEPI MARTELLOTTA

Giusto per fare chiarezza, perché i numeri sono sempre più chiari delle tante parole volate attorno al referendum sulle trivelle: 13,3 milioni di italiani si sono recati alle urne, domenica scorso, e hanno votato sì (per l’abrogazione delle concessioni sino a scadenza naturale delle estrazioni di idrocarburi in mare). Altri 2,5 milioni, invece, hanno votato «no», convinti che sia giusto non limitare la durata delle concessioni alle compagnie petrolifere. Insomma, 15,8 milioni di persone hanno detto la loro su un tema che ha evidentemente spaccato come una mela il Partito democratico: ebbene, gli elettori del Pd alle ultime Europee, quelle del 2014, furono perfino di meno (11,2 milioni). Se poi si confrontano i «sì» espressi domenica con i voti raccolti dal Pd alle ultime elezioni politiche (8 milioni e 646mila voti), lo scarto diventa ancora più evidente. Ed è questa la tesi dei promotori referendari, ora che la sfida al «battiquorum» è stata persa: può il premier Matteo Renzi, che di fatto governa con quei quasi 9 milioni di voti (ammesso che ci siano ancora tutti) fregarsene dell’opinione espressa da oltre 15 milioni di italiani, dei quali 13 hanno di fatto bocciato la norma del governo sulla durata delle concessioni?

Se il raffronto viene calato sui territori, con le Regionali 2015, non ci scostiamo di molto dai numeri dell’affluenza alle urne. L’esempio arriva dalla Basilicata, unica regione ad aver superato il famigerato quorum del 50% domenica scorsa: l’affluenza è stata del 50,17% al referendum, mentre alle Regionali del 2013 fu del 47,6%. E in altre regioni, come la Campania e l’Emilia Romagna, il numero complessivo dei «sì» è stato perfino superiore ai voti raccolti dai rispettivi governatori eletti nelle ultime tornate, De Luca e Bonaccini. Ovviamente, il discorso vale anche per la Puglia, che ha chiuso con un affluenza del 41,6% e con i «sì» che hanno totalizzato quota 1.290.778, ovvero circa 500mila in più dei consensi ottenuti da Michele Emiliano (793mila voti) alle ultime regionali. I «no» si sono fermati a 66.686, pari al 4,91% contro il 95,1% raccolto dai «sì». Scendendo nel dettaglio delle province, è stata Lecce ad aderire maggiormente al referendum, col 47,55%, seguita da Bari col 42,23%. Particolarmente significativo il dato dell’affluenza nel capoluogo: 108.702 votanti, più dei 101.161 che si recarono nel 2014 al ballottaggio per la scelta del sindaco. Buona l’affluenza anche a Taranto (41,74%) e Brindisi (40,16%), mentre hanno risposto meno alla «chiamata alle armi» la Bat (37,64%) e Foggia (36,08%).

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