C’è nel libro paga dell’ospedale San Carlo. Ma da anni, ormai, non si fa vivo in corsia e nel reparto, pur essendo formalmente ancora il primario di Endocrinologia. Il dottor Francesco Vitale è stato tirato in ballo da «Il Giornale» di Feltri come esempio di «imboscamento» sindacale: «Ha abbandonato le cartelle cliniche - si legge nell’articolo pubblicato lo scorso 16 settembre - per intraprendere (a tempo pieno) la carriera di guardiano dei diritti della categoria a Roma, con un incarico nazionale presso la Fials (Federazione italiana autonoma lavoratori della sanità)».
Tutto regolare, intendiamoci. Il distacco sindacale è previsto dalla legge.
Ma al San Carlo tutta questa storia è un polpettone che non si riesce proprio a digerire. Segni di insofferenza provengono proprio dal reparto che «virtualmente» è diretto da Vitale, ma in piena operazione trasparenza sono in tanti, tra medici e dirigenti, a segnalare il caso. Tutti preferiscono mantenere l’anonimato, ma il senso delle loro parole è del tipo: «Voi giornalisti continuate a pubblicare i nostri redditi e non vi accorgete che ci sono persone che qui non lavorano e intascano fior di quattrini».
Il Giornale fa qualche conto: negli ultimi 4 anni, secondo il quotidiano diretto da Feltri, il dottore sindacalista avrebbe portato a casa circa 280 mila euro, 78mila nel 2008. Una bella cifra che, va detto, rientra negli standard dei primari. Il problema, però, è che in questo periodo Vitale non ha mai lavorato al San Carlo. Non solo. Nei pochi mesi di operatività, il primario sindacalista ha denunciato per mobbing i vertici dell’azienda ospedaliera (la causa è ancora in corso) accusandola di non averlo messo nelle condizioni ideali per lavorare.
Proprio sulla scia di questa contrapposizione c’è il sospetto che Vitale - come, diciamolo senza ipocrisia, accade in molti uffici pubblici - si sia aggrappato all’incarico sindacale per trovare una «via di fuga». Al di là dell’aspetto puramente economico dell’intera vicenda (Vitale, contattato dalla Gazzetta, ha preferito non commentare annunciando querele), c’è anche la questione del servizio offerto: l’ospedale non può permettersi di nominare un altro primario (da queste parti non c’è un Moratti con due allenatori per un solo posto) e quindi il reparto sembrerebbe abbandonato a se stesso, senza una guida. Dalla direzione ospedaliera, però, fanno notare che, seguendo una prassi aziendale consolidata, si è provveduto alla nomina ad interim di un primario dello stesso Dipartimento, Biagio Ierardi.
I dati complessivi sull‘attività di Endocrinologia, inoltre, testimoniano la «vitalità » del reparto: in un anno, infatti, sono stati 250 i ricoveri ordinari, circa 1.700 accessi in Day Hospital, circa 8mila prestazioni ambulatoriali, oltre 800 consulenze per le altre Unità operative dell’ospedale. Insomma, nessun riflesso negativo del caso Vitale sull’operatività. Resta il problema della spesa (e che spesa!) per una prestazione professionale non fornita. Con l’aggravante che il San Carlo rischia di pagare un Vital(izio). [ma.bra.]
Venerdì 18 Settembre 2009, 14:31
12 Febbraio 2021, 10:38