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31 Gennaio 2016
BARI - Il marchio è suo, ma lo paghiamo noi. È incredibile eppure è così: il marchio «Bif&st», il festival del cinema che la Regione finanzia con i fondi europei, è di proprietà del critico e fondatore Felice Laudadio che ogni anno lo concede in licenza. Ottenendo un contratto da direttore artistico grazie a cui dispone a proprio piacimento dei soldi pubblici.
È un po’ come se il marchio del festival del cinema di Venezia non fosse della Biennale ma del suo direttore, o se la Federtennis non possedesse il logo degli Internazionali d’Italia. Ma in Puglia, grazie all’ultimo decennio di gestione della cultura, hanno tutti fatto finta di niente. Immemori - ad esempio - di vecchie esperienze simili, in cui alla fine la Regione si è dovuta far carico di tutte le spese.
Va dunque spiegato il perché Michele Emiliano, normalmente abituato a piallare tutto ciò che non è passato dalle sue mani, ha deciso di firmare un accordo quinquennale con Laudadio. L’atto approvato dalla giunta e poi sottoscritto prevede la concessione del marchio «Bif&st» alla Regione per le edizioni dal 2016 al 2020, in cambio dell’incarico da direttore artistico a Laudadio, da affidare però (a differenza di quanto è stato detto) «per ciascuna annualità», cioè volta per volta. Ma con compensi «che non potranno essere inferiori a quanto previsto per l’edizione del 2016» (circa 73mila euro lordi).
Non sono in discussione né la competenza né l’esperienza di Laudadio, uno dei più importanti direttori di festival in Italia. Ma la situazione in cui si trova ogni anno la Regione è quantomeno bizzarra: anche perché difficilmente il padrone del «Bifest» troverebbe un privato disposto a farsi carico del milione di euro necessario a organizzare il festival. Emiliano spera ora di convincere Laudadio (che ha già 71 anni) a cedere il marchio alla Regione, tra 5 anni. Diversamente la soluzione è già pronta ed è pure banale: basta cambiare nome al festival. Strano che nessuno ci abbia mai pensato. [m.s.]
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