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Risuona la voce di Wojtyla per il suo «Popolo diletto»: la memoria è in un libro

 
alessandro salvatore

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Risuona la voce di Wojtyla per il suo «Popolo diletto»: la memoria è in  un libro

L’appassionato volume documentaristico di Cristofaro consegna oggi alla comunità il ricordo di una giornata storica

Giovedì 29 Ottobre 2020, 15:36

«L’arcivescovo, essendo arcivescovo di Taranto, sempre insisteva Martina Franca, Martina Franca… ». Le parole sono quelle di Giovanni Paolo II. È la citazione-aneddoto del libro di Ottavio Cristofaro Popolo Diletto, che svela il retroscena della visita che Papa Giovanni II compì nella città della Valle d’Itria il 29 ottobre 1989. Esattamente trentuno anni fa.

La memoria zampilla attraverso l’opera pubblicata da Posa Edizioni, in cui Cristofaro, giornalista de La Gazzetta del Mezzogiorno, coltiva una testimonianza documentaristica dell’evento. A scolpirlo per sempre sulla pietra della comunità martinese vi è la lapide sotto l’arco di Santo Stefano che è l’imbocco per la bomboniera antica, dove la Papa mobile «ebbe una piccola esitazione» nell’attraversarlo, ma fu l’allora arcivescovo De Giorgi di Taranto (che il giorno prima il pontefice abbracciò) a incoraggiare il passaggio di Wojtyla in quella piazza XX Settembre dove concluse il suo approdo con un discorso che Cristofaro consegna totalmente ai lettori.

La titubanza dell’autista di Giovanni Paolo II nell’attraversare il passaggio tra la nuova e vecchia Martina, nel libro viene palesata da una delle tante testimonianze raccolte dall’autore, che è quella dell’allora vicario foraneo don Michele Castellana, a capo della complessa organizzazione della visita. Tra i racconti di quella tappa, tra le pieghe di un libro illuminato dagli scatti del decano Benvenuto Messia (a partire dalla copertina: uno dei primi esperimenti di fotomontaggio), vi è anche quello dell’ex sindaco Franco Punzi. Il suo pensiero è rivolto a monsignor De Giorgi, divenuto poi cardinale, il quale volle «tenacemente questa visita» è scritto nel volume di Cristofaro, che pubblica il manifesto che annunciava l’arrivo di Giovanni Paolo II.

«La comunità civile, quelle religiose, le istituzioni, in particolare il mondo agricolo e artigianale, specifico destinatario della venuta del Papa, trarranno motivo di rinnovato impegno per rinsaldare gli autentici valori morali e religiosi che hanno caratterizzato da sempre la città di Martina». Le parole affisse risuonano nella mente di Punzi che, nel trentennio della «memoria papale», celebrato nel 2019 nella biblioteca comunale, come riportato da Cristofaro nel libro, svelò un particolare sulla scritta marchiata sull’arco di Santo Stefano: «La delibera che adottammo per l’installazione di questa lapide fu mandata due volte al comitato di controllo che la bocciò. Ma noi ci autotassammo, è vero? - rivolgendosi all’ex consigliere regionale Antonuccio Silvestri - e pagammo di tasca nostra la lapide. Ma fu un piacere, perché ci ha portato fortuna».

Il presidente del Festival della Valle d’Itria, che nel giorno della visita di Wojtyla non era più sindaco (a causa di una crisi politica, al suo posto un giovane reggente Stefano Casavola), nel 2000, anno del Giubileo, ricevette dall’allora santo padre il riconoscimento di commendatore dell’ordine di San Gregorio Magno. Accadde undici anni dopo la tappa martinese, che la comunità locale poi restituì al Pontefice. In quella occasione Giovanni Paolo

II si rivolse a Punzi, promettendogli le sue preghiere e dicendogli: «Mi ricorderò di lei»! Così accadde con quella nomina istituzionale.
Dalle colonne del suo libro, Cristofaro fa emergere un altro particolare, che svela il cuore dell’allora comunità tessile, emblema dell’artigianato, ora attanagliato dalla crisi. La notizia emerge dalla testimonianza di don Michele Castellana circa l’entusiasmo dei produttori del tempo i quali, coinvolti nella donazione al Pontefice (a cui la città intitola anche il suo palasport), dopo una prima adesione di tremila pezzi, arrivarono a fruttare un totale di settemila nuovi capi di abbigliamento che giunsero a Roma «tra lo stupore e la gioia dei funzionari del Vaticano che ne disposero la distribuzione in ogni parte del mondo». Tale notizia rammenta l’allora florido momento di Martina Franca, «fiore all’occhiello dello sviluppo nel sud Italia, spinta da un’economia forte su cui primeggiava un manifatturiero in crescita esponenziale» scrive nel libro Cristofaro. La sua opera documentaristica affonda le radici quando l’autore aveva tre anni.

Era l’età in cui il Papa venne a fare visita alla sua città. «… quel giorno piansi, e pure tanto. Implorai mio padre di portarmi con sé in piazza, nella folla, tra la gente, come sempre». Difficile, scrive l’autore, avere contezza precisa dei concittadini che accolsero il Papa polacco al suo arrivo da Taranto dove il giorno prima aveva illuminato i giovani nell’epico incontro allo stadio «Iacovone», dopo essere approdato nel capoluogo a bordo della bave traghetto «Tarantola», custode della tradizione arsenalotta.

Quella del Papa, il 28 e 29 ottobre 1989, fu «una grande seminagione di bene» testimonia l’allora parroco della Basilica di San Martino don Franco Semeraro, coinvolto nell’organizzazione dell’epoca, il quale consegna al giornalista il suo quadro di Wojtyla: «Un Papa che guardava lontano, che invitava anche noi a guardare lontano con lui». Calvalcando trepidamente quella visione sacrale, 31 anni dopo la visita di colui che poi sarebbe stato riconosciuto Santo (nel 2014), il Cristofaro adulto scrive un volume documentaristico intriso di umanità. La sua opera è la naturale conseguenza di un talento giornalistico. Popolo Diletto infatti trae ispirazione dal docufilm «Il Papa a Martina Franca», redatto e diretto da Cristofaro in occasione del venticinquennale della famosa visita. La pellicola celebrativa che l’autore confeziona con la sua esperienza televisiva, proviene dal documento straordinario lasciatogli in eredità dal padre che, il 29 ottobre 1989, riprese la visita del Papa con la sua amata telecamera. Il lascito, adesso, è consegnato dallo scrittore alla comunità. Leggere la sua opera fa sentire Piazza XX Settembre ancora adesso amata da Giovanni Paolo II.

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