PISTICCI - Dal caffè Vena, ritrovo della buona società di Pisticci alla fine dell’800, a un brand che ha fatto conoscere la Lucania in mezzo mondo. La straordinaria storia dell’Amaro Lucano, i 126 anni di vita di un’azienda che, caso più unico che raro, continua ad essere saldamente governata dalla famiglia del fondatore, sono raccontati in un volume da oggi in libreria per Rubbettino. «Cosa vuoi di più dalla vita?» (il titolo riprende il fortunato slogan pubblicitario entrato ormai nel linguaggio comune) è firmato da Francesco Vena, Ceo di Amaro Lucano, rappresentante della quarta generazione della famiglia di imprenditori pisticcesi, e Emiliano Maria Cappuccitti, manager con esperienza in aziende multinazionali.
Chi ha lavorato nel mondo della comunicazione in Basilicata conosce bene la riservatezza della famiglia Vena, quella sua presenza discreta, che ha evitato con garbo i clamori delle cronache anche quando l’immagine aziendale e i riscontri del mercato avrebbero potuto suggerire ben altri comportamenti. E dunque l’uscita di questo libro rappresenta un evento da salutare con curiosità e interesse. E gli autori, da questo punto di vista, non ci deludono. D’altra parte la storia che ci raccontano è davvero straordinaria. La storia dell’Amaro Lucano ci dice di un sud che non si arrende, che supera difficoltà a prima vista insormontabili, che sa far leva sulla creatività e l’entusiasmo per lanciare la sfida a territori a prima vista più fortunati, puntando proprio sul radicamento territoriale del prodotto e della sua immagine, quella “pacchianella” con il costume tradizionale di Pisticci che continua a far bella mostra di sé sui milioni di bottiglie che ormai hanno invaso i mercati di oltre quaranta paesi.
Tutto è cominciato alla fine dell’Ottocento, quando Leonardo Vena, titolare di un emporio al centro del paese, decise che a Pisticci non c’era posto per la sua numerosa famiglia. Era bene che i tre figli più grandi partissero per l’America, seguendo il grande flusso migratorio di quegli anni. Per portare avanti la bottega bastavano i tre figli più piccoli. Ma uno di questi, Pasquale, sentiva di dover fare di più. Andò a Napoli presso le più famose pasticcerie per apprendere il mestiere di liquorista e dolciere. Al suo ritorno il vecchio emporio di famiglia divenne il “Caffè Vena”. Non sappiamo il momento esatto in cui Pasquale indovinò l’incastro giusto di più di trenta erbe officinali in infusione, né il libro ci fornisce altre indicazioni sulla composizione di questo liquore di successo, ma evidentemente sarebbe stato pretendere troppo.
Il lettore viene però coinvolto in una bella storia che comincia ufficialmente nel 1894, e si sviluppa per oltre cento anni. Si alternano le generazioni, ma l’entusiasmo e la voglia di fare restano gli stessi. Pasquale riuscì ad affermare la sua creazione in tutta Italia e anche oltre, fino ad ottenere il prestigioso riconoscimento di fornitore della casa reale e il titolo di cavaliere. Poi pagò duramente la sua amicizia con Nitti e il suo antifascismo.
Ma anche nei periodi più bui l’azienda di Pisticci resistette a ogni ipotesi di chiusura, e si trovò dunque pronta nel secondo dopoguerra quando il figlio del fondatore, Leonardo, dette l’impulso decisivo alla crescita della produzione e all’affermazione del marchio. Il resto è storia di ordinario successo, scandito da alcune delle più importanti e creative campagne pubblicitarie degli ultimi decenni. Una storia di capacità imprenditoriali, volontà, resilienza e ottimismo, che, nelle pagine del libro, incrocia i più grandi avvenimenti degli ultimi decenni, diventando anche, come ci suggerisce il sottotitolo, la storia di un’Italia che non si rassegna, di “un’Italia dal bicchiere mezzo pieno”. Un buon sorso di ottimismo, in un momento nel quale tutti ne abbiamo davvero un gran bisogno. Cosa vuoi di più dalla vita?