METAPONTO - Sono ingenti i danni all’ecosistema costiero e alle strutture turistiche di Metaponto, in seguito al vasto incendio alimentato dal vento che per circa 24 ore ha incenerito centinaia di ettari di pineta e macchia mediterranea. Dove c’erano alberi secolari e sottobosco planiziario, è rimasta solo cenere. La causa è certamente dolosa, perché qualcuno ha appiccato il fuoco in quattro punti diversi, sapendo già che il forte vento di terra avrebbe fatto il resto. Per questa ragione, la Procura della Repubblica di Matera ha aperto un fascicolo contro ignoti. Le indagini sono condotte dai carabinieri del Comando provinciale, con l’ausilio tecnico dei vigili del fuoco.
Nella mattinata di ieri sono stati dimessi i tre feriti, tra cui una donna incinta e un bimbo di 8 mesi, ricoverati all’ospedale di Policoro con lievi ustioni e principi di intossicazione da fumo. Oltre agli ettari di pineta bruciati, ci sono due lidi completamente carbonizzati, il «Tortuga» e il «Delfino» sul lato sinistro del lungomare; circa 60 roulotte incenerite nel campeggio «Mondial», che con alcune casette compromesse e il Gruppo servizi è la struttura maggiormente danneggiata; due camper sono andati distrutti al camping «Olympus», due case al «Metatur» e danni anche al lido «Ermitage». Disastro limitato solo nei camping «Julia» e «Riva dei Greci», i cui titolari avevano preventivamente bagnato le aree d’accesso frenando la corsa delle fiamme, che nel tardo pomeriggio di ieri hanno interessato con un altro focolaio anche la zona della stazione ferroviaria al borgo. Dopo i vertici tecnici in Regione e al Comune di Bernalda, nella tarda mattinata di ieri la sindaca Francesca Matarazzo ha revocato l’ordinanza di sgombero per la zona tra via Lido e il fiume Basento, mentre si è atteso ancora qualche ora per rendere di nuovo accessibile ai turisti la zona sinistra dopo i sopralluoghi dei vigili del fuoco. Ieri mattina il vento ha riacceso alcuni focolai, rendendo necessario il ritorno del Canadair. La macchina dei soccorsi ha funzionato bene, con l’attivazione della Protezione civile regionale e del Centro operativo comunale (Coc) ancora presente. Circa duemila i turisti sgomberati, che solo nel tardo pomeriggio di ieri sono riusciti a rientrare a scaglioni nelle strutture, dove avevano lasciato tutti gli effetti personali dandosi alla fuga e lamentando di essere stati poi abbandonati a sé stessi. La notte è trascorsa tra le proprie auto e il palazzetto dello sport di Bernalda, o nelle stanze di strutture alberghiere messe a disposizione da Federalberghi tramite Confindustria Basilicata con il trasporto gratuito della ditta Chiruzzi. Solo nel pomeriggio la situazione è tornata alla normalità, mentre l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente di Basilicata ha verificato la qualità dell’aria. Sullo sfondo, oltre la follia incomprensibile di chi appicca il fuoco, c’è l’ormai cronico problema della mancata manutenzione nel sottobosco, dovuta all’esigenza di tutelare la biodiversità. «Il risultato - Giovanni Cicorella, titolare del lido Delfino (già bruciato nel 2017)- è che fino al 2016 noi operatori potevamo tenere le pinete pulite e in ordine e non succedeva nulla, dal 2017 dopo i vincoli subentrati tre incendi uno più devastante dell’altro. Questa volta io e mio fratello (titolare del Tortuga), potremo rialzarci solo se le istituzioni ci aiuteranno, visto che non potendo recintare non possiamo neppure assicurarci». Sostegno e vicinanza sono arrivati dal presidente della Regione Bardi, che garantirà il supporto sanitario ed economico; da quello del consiglio regionale Pittella e della Provincia Mancini. Plauso ai soccorritori dalla sindaca Matarazzo e dal presidente di Confindustria Basilicata Somma.