MATERA - Due giorni di confronto e dibattiti sul Diritto dei minori e delle famiglie. Se ne discute a Matera nel Congresso nazionale dell’Associazione italiana dei Magistrati per Minori e per la Famiglia (Aimmf). I lavori, dopo l’apertura di ieri pomeriggio, continueranno stamattina per poi concludersi in serata, dando spazio ancora agli altri qualificati interventi dell’importante novero di relatrici e relatori che si alterneranno nell’Aula magna del Campus dell’Unibas.
Nel corso della prima parte del Congresso, la Gazzetta ha chiesto a Cristina Maggio, presidente dell’Aimmf, di spiegare il filo conduttore dell’incontro il cui il tema è Il Tempo del Diritto e il Tempo dei Bambini
«La nostra è un’associazione nazionale che si occupa di Diritto e Giustizia minorile in tutti i suoi aspetti – ha evidenziato la dott.ssa Maggia –. E ciò, sia nella tutela civile dei bambini che hanno situazioni inadeguate in famiglia, quindi genitori maltrattanti o trascuranti, sia nel campo penale, dei reati commessi dai minorenni tra i 14 e i 18 anni. Siccome la nostra è una materia multidisciplinare da sempre, perché l’organo giudicante, il Tribunale per i minorenni, è composto da due magistrati giuristi e due invece competenti nelle scienze umane, ci dobbiamo occupare necessariamente di qualcosa che non è solo il diritto». La presidente Maggia, che è procuratore dei Minori di Genova, non nasconde che i magistrati minorili stiano «vivendo un periodo molto faticoso, perché ci sono state riforme che riteniamo assolutamente inadeguate alla tutela rapida e sostanziale dei bambini in difficoltà. Ci sono state anche riforme di natura penale che non condividiamo fino in fondo e, quindi, questa di Matera è una occasione per confrontarci e discutere tutti insieme».
Considerando il tema congressuale, aggiunge che «i diritti a cui si fa riferimento chiedendo velocità nelle decisioni, rapidità, ci si riferisce sempre al tempo degli adulti. Ci si dimentica, invece, che c’è un tempo giusto per decidere, che non è detto che sia il più rapido, perché le situazioni devono maturare. Se noi interveniamo a tutelare un bambino inserito in una famiglia che presenta delle grandi fragilità, cerchiamo che i genitori risolvano queste fragilità sostenendoli e aiutandoli in un percorso di maturazione. È un percorso che comporta un tempo che non può essere accelerato ed è la garanzia per quel bambino di restare nella sua famiglia. Il bambino ha il diritto di stare nella sua famiglia, ma che questa sia dignitosa e sufficientemente adeguata. Per fare tutto ciò, servono tempi e risorse, e queste ultime, non solo quelle dei giudici, ma anche tutte quelle del comparto welfare, sono sempre meno».
Sulle adozioni, «uno dei temi che trattiamo», continua la dott.ssa Maggia, si lega a «quello in cui il maltrattamento e la trascuratezza e il pregiudizio sono così gravi da tramutarsi in abbandono. Un bambino può essere dichiarato adottabile dal Tribunale per i minorenni e poi collocato in famiglia adottiva. La famiglia nei decenni è più evoluta rispetto a tanti anni fa, tante coppie si avvicinano al Tribunale perché vorrebbero avere un figlio che non riescono ad avere diversamente, ma i numeri non coincidono. Quelli dei bambini adottabili sono parecchio meno rispetto alle coppie che si propongono. Per questo non tutti vengono soddisfatti. Le domande sono abbastanza in calo, non in tutto il territorio nazionale, ma c’è una diminuzione soprattutto dopo il Covid».