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Matera, volontariato in ospedale: «I miei primi 600 turni curando con il sorriso»

 
Carmela Cosentino

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Carmela Cosentino

Matera, volontariato in ospedale: «I miei primi 600 turni curando con il sorriso»

Giovanni Martinelli e l’attività di clownterapia in Rianimazione

Martedì 25 Luglio 2023, 12:53

MATERA - «Ciao Stella! Sono le uniche parole che sono riuscito a pronunciare dopo aver varcato la porta grigia del reparto di rianimazione. Rimasi lì fermo a guardarla per venti secondi, un’infinità. Una ragazza di 17 anni, coperta da un lenzuolo bianco, in quella stanza dove il silenzio era rotto solo dal suono metallico del monitor. Mi feci forza, presi la chitarra e iniziai a cantarle “Serene Nere” di Tiziano Ferro. Lei adorava quel cantante. E io avevo imparato una sua canzone, per lei. Poi la reazione. Alcune lacrime le bagnarono il viso. Il monitor iniziò a suonare più forte. Era il 5 novembre del 2010». È il racconto del commendatore Giovanni Martinelli, fondatore e presidente dell’associazione di volontariato «Oasi del Sorriso» musicoterapia e clownterapia che così ricorda la sua prima volta nel Reparto di rianimazione dell’Ospedale Madonna delle Grazie di Matera. Un’esperienza che da allora è diventata parte integrante della sua vita e ieri ha festeggiato i primi seicento turni in reparto, oggi al centro di un’attività che Martinelli condivide con le sue clown, tutte volontarie, tutte mosse dal desiderio di portare felicità e sollievo ai pazienti degli ospedali, sia lucani che pugliesi.

«Andiamo in tutti i reparti, dove ci chiamano e dove c’è bisogno di noi – dice il presidente –. Ma nel mondo, nel reparto di rianimazione non va nessun clown. È difficile capire come comportarsi, cosa fare. La prima volta con Stella, ragazza che conoscevo da tempo e che con noi aveva condiviso un pezzo di storia, non è stata semplice. Ma ho voluto provare e un risultato lo abbiamo avuto. E oggi continuiamo a portare la nostra musica nel reparto, sempre pronti ad ogni chiamata. È un’attività di volontariato, che la fai solo se te la senti». E aggiunge: «Ciò che ho insegnato alle mie clown è che la solidarietà è dare non avere. E il volontariato è dare senza chiedere niente in cambio».

Un gesto di puro amore costante e continuo che non si interrompe mai, neanche in estate, «perché la gente che soffre non va in vacanza e gli ospedale sono sempre pieni», sottolinea. A condividere questo percorso con lui, il dottor Francesco Massimo Romito, da quattro anni responsabile del Reparto Uosu terapia intensiva generale. Un rapporto ormai consolidato di stima e amicizia che dura da tredici anni.

«La prima volta che Giovanni ha fatto il suo ingresso nel reparto c’ero proprio io – racconta –. Non ero ancora il responsabile, ma ero di turno e presi io la decisione di farlo entrare nella stanza. Da allora il nostro sodalizio continua e fa piacere ascoltarli quando arrivano in reparto». Sugli effetti benefici della musicoterapia sui pazienti, il dottore non si sbilancia molto: «La presenza dei clown e della musica rendono il clima più umano, più sereno e favorevole al percorso di guarigione, ma non dobbiamo dimenticare che i pazienti si riprendono soprattutto perché le terapie e i protocolli scientifici funzionano. Ma non è determinante sull’esito. Non ci sono differenze statistiche significative in termini di mortalità o di riduzione dei tempi di degenza, ma è un servizio gratuito, che non fa male, che aiuta a stare sereni e a mantenere la mente più lucida anche per prendere le decisioni giuste al momento giusto. E in ultimo, la musica crea una sorta di normalità dietro la porta grigia della terapia intensiva». Quanto a Martinelli, «posso solo aggiungere che ha una sensibilità d’animo di altri tempi. Ha la capacità di guardare sempre oltre, ha sempre lo sguardo rivolto verso chi soffre e verso i deboli. Da quando è in pensione poi ha fatto di questa associazione la sua ragione di vita, tralasciando anche le sue problematiche di salute personali».

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