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Metapontino, il gip: «Suriano fa intendere di avere una rete più ampia»

 
Gianluigi De Vito

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Gianluigi De Vito

Metapontino, il gip: «Suriano fa intendere di avere una rete più ampia»

I dieci giorni di roghi a Scanzano, dal 15 maggio al 25 maggio 2022, hanno lo stesso sapore amaro e la stessa puzza di mafia

Giovedì 26 Gennaio 2023, 13:20

Dieci giorni che hanno fatto ripiombare la paura degli Anni Ottanta. Allora i lidi della California lucana saltavano all’aria come birilli per le polveri di una mala che dalla mafia tarantina alla ‘ndrangheta nordcalabrese pretendeva il controllo del business del turismo ionico. Non erano holding post-globalizzate capaci di giocare su tutti i tavoli internazionali dove riscuotere i dividendi del malaffare, ma erano spietate e organizzate. I dieci giorni di roghi a Scanzano, dal 15 maggio al 25 maggio 2022, rievocano quella dannazione. Hanno intensità ed esiti diversi, ma lo stesso sapore amaro e la stessa puzza di mafia.

Il timore che organizzazioni criminali possano avere sponde locali per infiltrarsi dietro il controllo dei lidi e non solo, è più che fondato. Altrimenti l’arresto di ieri l’altro, di Davide Suriano, 39 anni, nato a Policoro, cresciuto e pasciuto a Scanzano, sfilza di precedenti di polizia e battesimo criminale precoce, sarebbe stato archiviato come un caso chiuso. E invece.

Suriano è stato arrestato dalla polizia che ha condotto le indagini sotto l’egida della Direzione investigativa antimafia. E gli investigatori hanno diffuso la notizia dicendo che il presunto incendiario, accusato anche di tentata estorsione, violenza e minaccia a pubblico ufficiale, aggravati dal metodo mafioso, non ha agito da solo. Cinque incendi (tre a due lidi, uno a un magazzino-deposito agricolo di un poliziotto e l’altro all’azienda agricola di famiglia) che avrebbero potuto fare una strage e di sicuro provocare morti se solo gli inneschi avessero alimentato le fiamme nei boschi attigui ai lidi o nelle guardianie o nei locali dove d’inverno sono messe al riparo cucine e frigoriferi.

Il dato di partenza è proprio questo: quegli inneschi non sono solo opera di Suriano e gli investigatori sono sulle tracce dei suoi complici. Chiariamo, nessuno ha voglia di ingigantire né di agitare spettri che non ci sono. Ma il cerchio non è chiuso e l’idea che dietro Suriano, personaggio cresciuto nel sottobosco criminale, dove ha fatto i conti, da vittima, anche con clan storici come quello che fa capo a Gerardo Schettino, possano operare nuclei criminali che con più o meno coperture di spessore, tentino di penetrare nel «business degli ombrelloni», è più di un’ipotesi da prendere in considerazione.

«Le guardianie sono l’abc del crimine», ha tuonato il procuratore di Potenza, Francesco Curcio. Ma quel che più inquieta è il ritratto che emerge leggendo tra le righe della misura cautelare firmata dal gip Antonello Amodeo e chiesta dal pm Anna Gloria Piccininni, da anni ormai impegnata a scandagliare le infiltrazioni mafiose che tra droga e truffe Ue (si pensi alla mega inchiesta 2021 Strange Fruit e De Pescalis) piagano il Metapontino. Il ritratto del gip è un cazzotto allo stomaco. La ricostruzione dei fatti che emerge dall’ordinanza notificataa Suriano - innocente, diciamolo, fino a condanna in giudicato - è orpellata di particolari non di poco conto. L’incendio al lido «La Kikka» il 17 e il 19 maggio 2022 dove lavora come guardiano abusivo Cosimo Pagano, dal quale Suriano pretende 9mila euro a restituzione di precedenti stipendi mensili elargiti a Pagano come guardiano nell’azienda agricola della famiglia Suriano, mentre Davide scontava una pena in carcere, «fa intendere alla vittima» «la caratura ed efferatezza criminali dell’agente (Suriano) e il suo inserimento in una rete criminale più ampia e pericolosa».

Certo, il quadro dipinto nell’ordinanza è quello di una persona che fa uso di droga e alcolici e spesso fuori di sé, ma anche quello di chi vuole lavare l’onta di una offesa ricevuta nel «Bar 2000» di Scanzano quando Marco Leone (guardiano del lido di «Baia delle Scimmie», a fuoco il 15 maggio 2022) lo «etichettò con insulti come infamone e pisciaturo con esplicito riferimento alle percosse patite», ricevute un anno prima da Samuele Schettino, figlio del capoclan Gerardo, e altri due, e denunciate ai carabinieri: un «comportamento che aveva inguiato ancora di più la famiglia Schettino».

Che Suriano abbia fatto i conti con un sottobosco popolato da volti noti e meno noti alle forze dell’ordine, lo prova anche il fatto che nella ricostruzione del gip emerge anche la conoscenza da parte del presunto incendiario dell’imprenditore De Pascalis. Ma non sono tanto queste amicizie, tutto sommate scontate in un recinto ristretto come quello di paese, a togliere il sonno. Piuttosto, come evidenzia il pm «la pericolosità sociale» di Davide Suriano: «Già da minorenne veniva denunciato in diverse occasioni per danneggiamento, lesioni personali, rissa e furto». «Il 10 gennaio 2006 veniva sottoposto dai carabinieri agli arresti domiciliari nell’ambito di un procedimento della Dda che vedeva interessati diversi esponenti del clan Scarcia di Policoro. Il 26 agosto del 2018 veniva arrestato in flagranza dai carabinieri di Policoro per atti persecutori commessi nei confronti della ex coniuge e dei due figli». Ancora: «E particolarmente sintomatico del carattere violento e prevaricatore del Suriano è l’arresto in flagranza da lui subito il primo gennaio 2019 quando insieme al pregiudicato scanzanese Nico Ragone costringeva Antonio Miraglia a seguirlo nel capannone della sua azienda ortofrutticola in via Parisi a Scanzano, lo privava della libertà e lo percuoteva con calci e pugni provocandogli lesioni guaribili in 25 giorni».

Ora però Polizia e magistrato cercano di leggere oltre il «curriculum», senza per questo trascurare quel passato e quel contesto dove forse comincia un nuovo e raccapricciante presente.

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