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Matera, caro energia ma a panettoni e pandori artigianali non si rinuncia

Matera, caro energia ma a panettoni e pandori artigianali non si rinuncia

 
Enzo Fontanarosa

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Enzo Fontanarosa

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I dolci artigianali, cartellate e pettole resistono, nonostante la crisi

Martedì 20 Dicembre 2022, 12:37

MATERA - Caro Natale. Anzi, no: costoso. Perché se alle tradizioni e alla convivialità della Festa per eccellenza non si può rinunciare, occorre però fare i conti con il portafogli. Ma sì, tanto è solo una volta l’anno e, il condizionale è d’obbligo, non si dovrebbe badare alle spese. Magari per renderlo almeno più dolce, vista l’aria che tira e dopo due duri anni di pandemia. Le usanze passano anche da lì, dalla tavola imbandita di tante leccornie zuccherose, con buona pace della bilancia. Anche se non proprio materano, cosa c’è di più natalizio di un bel panettone? La città, da qualche anno ormai, si è scoperta con una vera passione soprattutto per quello artigianale. Tra pasticceri e panificatori è una deliziosa gara nel proporre la propria tentatrice specialità, nelle varianti più ghiotte.

«È un prodotto che realizziamo in quanto richiestoci. Una domanda che non diminuisce, anzi», spiega Massimo Cifarelli, terza generazione di una nota famiglia di panificatori locali nonché uno dei 17 titolari di forni in città. Ma se quella specialità gastronomica da Milano ha colonizzato il resto dello Stivale, al materano guai a togliergli completamente le sue di trazioni a tavola. Panettone artigianale sì, ma «le cartellate non possono mancare. Come pure le pettole. E il Pane dell’Immacolata, che ormai non si consuma solo per la ricorrenza dell’8 dicembre e che, noi panificatori, continuiamo a sfornare per tutto il periodo natalizio», aggiunge. Spiega, poi, come «a questi cibi non si rinuncia. Al massimo, si contengono gli acquisti perché i costi ci sono. Ma nessuno reclama. I cittadini sono consapevoli della situazione e sono solo curiosi di capire cosa accade, se si fermerà questa costante ascesa».

Costi che lievitano quasi come gli impasti per realizzare i vari prodotti da forno e i dolci. Cifarelli ricorda come da «settembre 2021 le materie prime hanno iniziato a salire di prezzo, altro che la guerra russo-ucraina. Le vere “mazzate” ci arrivano dalla energia, gas o elettricità che sia. Personalmente, dico solo che sono passato dal pagare, per il trimestre agosto-settembre-ottobre, da 16 centesimi a kilowattora a 53, che si è tradotto in una bolletta di 16mila euro in più. Sono aumenti elevati che, però, non sono ricalcolabili sui costi di produzione. Non c’è aumento che io possa fare alla pettola o alla cartellata, al pane o la tarallo, tale che possa farmi compensare o contrastare gli esborsi per il caro energia. Per non dire delle materie prime: farine a parte, c’è il burro, passato da 9 euro a 13, o l’olio da 3,80 euro in estate a 5,50 ora; o la marmellata: un barattolo da 4,5 kg ora costa a 47 euro più iva, un prezzo non da ingrosso ma che la massaia trova al supermercato. Tutti quanti noi, poiché tra colleghi ci confrontiamo, non stiamo chiedendo nulla di più del dovuto, non c’è alcuna speculazione. Ci diciamo, piuttosto, che dobbiamo innanzitutto metterci nei panni della gente, e più che ritoccare prezzo del pane, si adeguano i prezzi di altri prodotti».

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