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Uva da tavola in caduta libera, Metapontino in ginocchio

 
Gianluigi De Vito

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Gianluigi De Vito

Uva da tavola in caduta libera, Metapontino in ginocchio

La Cia di Matera, Stasi: «Il terzo polo di produzione in Italia piegato dalla grande distribuzione e dai super costi»

Giovedì 13 Ottobre 2022, 13:23

MATERA - Tutti giù per terra. Spremuti col turbo dai faraoni della grande distribuzione e non solo da loro. Gli agricoltori della Cia del Materano urlano il crac dell’uva da tavola del Metapontino. Troppo basso il prezzo pagato all’ingrosso ai produttori.

Giuseppe Stasi, presidente della Cia di Matera, cita i dati del sette ottobre dell’Ismea, l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare: «l’uva da tavola metapontina è quotata all’ingrosso tra 0,45 e 0,65 centesimi il chilo». Vale a dire il 18,2% rispetto a una settimana.

Quello che non va giù è che se a valle il prezzo è da stracciato, a monte è stratosferico: «la stessa uva raggiunge anche i 4 euro al kg sui banchi dei mercati cittadini», chiosa ancora il presidente di Cia Matera.

Non accade solo per i produttori della fascia ionica, anche in Puglia «situazione insostenibile caratterizzata da prezzi da fame riconosciuti ai produttori, costi di produzione insopportabili, aziende agricole tra l’incudine della Gdo il martello di condizioni di assoluta non competitività con i Paesi dove produzione e logistica costano fino al 50% di meno».

Parliamo di un comparto importante e che ha un ruolo strategico nell’agroalimentare. Stasi, ancora: «La Basilicata, con circa 130mila quintali prodotti ogni anno, l’1,3% della produzione complessiva italiana, è il terzo polo produttivo dell’uva da tavola in Italia, dopo Puglia e Sicilia. Una produzione molto lontana dal picco “storico” dei 230mila quintali raggiunto nel 2012 anche se non subiscono significative variazioni le superfici di coltivazione».

Per la verità i prezzi riconosciuti agli agricoltori erano bassi anche lo scorso anno, ma stavolta la congiuntura è resa più drammatica dall’aumento della bolletta energetica e dei complessivi costi di produzione, «fino al 50%. in più», calcola la Cia, per i produttori di uva. Non solo: «Troppo gravosi anche i maggiori costi del trasporto che scoraggiano molti produttori a raggiugere i mercati del Nord Italia ed europei dove per anni il grappolo con gli acini medio-grandi proveniente dal Metapontino è stato molto richiesto dai consumatori».

Vicenda complessa perché non è solo da un lato, quello dei prezzi, che la Cia chiede di intervenire. «Per non andare in perdita, i prezzi da riconoscere ai produttori dovrebbero aumentare almeno del 25-30% rispetto a quelli attuali. Le condizioni di disparità e di totale squilibrio tra chi produce i beni alimentari e chi li distribuisce ai consumatori sta uccidendo l’agricoltura».

Come se ne esce? «Bisogna puntare verso il massimo incremento della capacità di esportazione, che oggi garantisce in media il 20-25 per cento del giro d’affari del settore e che ha risentito per due anni degli effetti della pandemia. Il protagonismo degli agricoltori e il rilancio dell’azione dei Gruppi d’interesse economico sono precondizioni per il rilancio del comparto ortofrutta».

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