MATERA - Prevenzione del territorio, valorizzazione dell’habitat rupestre e sostenibilità ambientale, mutuando il virtuoso sistema di raccolta delle acque piovane nei Sassi per attuare innovativi modelli di recupero e riciclo della risorsa idrica anche nella parte nuova dell’abitato.
È la nuova sfida che secondo l’architetto, urbanista e consulente dell’Unesco Pietro Laureano, Matera può vincere per il futuro.
Una proposta che, l’autore del Rapporto che consentì alla città di essere dichiarata nel 1993 Patrimonio Mondiale dell'Unesco, primo sito nel Sud Italia, con la motivazione in base alla quale i Sassi erano perfettamente integrati con l'ecosistema della Gravina, ricorrendo per la prima volta al concetto di paesaggio culturale, lancia nel giorno in cui si celebra la Giornata Mondiale dell’acqua. Palombari, acquedotti ipogei, piscine, pozzi.
Il sottosuolo della città lucana rappresenta uno straordinario esempio di canalizzazione idrica ed ha ancora molto da raccontare non soltanto sotto il profilo storico ed artistico. Matera sotterranea, peraltro, è un patrimonio in parte ancora sconosciuto a molti, che potrebbe essere ulteriormente valorizzato. «La prima questione su cui è doveroso aprire una riflessione - dichiara Laureano - è l’assetto idrogeologico e dunque la prevenzione del territorio. Esistono percorsi d’acqua che spesso vengono intubati e non reggono l’urto dinanzi alle estremizzazioni climatiche degli ultimi anni». Il ricordo del violento nubifragio che colpì i Sassi nel novembre 2019, del resto, è ancora troppo vivo.
«Sappiamo della presenza degli antichi canali di scolo, i Grabiglioni ed anche di un sistema di cisterne che continua ad alimentarsi e le cui acque se non smaltite correttamente favoriscono la creazione di ambienti malsani». C’è poi un elemento sinora poco sfruttato. «La Matera sotterranea costituisce indubbiamente un valore ed invece a malapena oggi riusciamo a visitare il Palombaro lungo. Se prendiamo in esame lo straordinario sistema idrico presente su Murgia Timone ci accorgiamo che c’è una narrazione ancora poco svelata che parte addirittura dal Neolitico. Ed invece oggi ci si deve preoccupare anche dell’impatto che sta determinando il progetto sul Parco della Storia dell’Uomo. Occorrerebbe un maggiore controllo sui lavori, con la possibilità di visionare le aree di cantiere». Matera, comunque, può ripartire dopo la pandemia con una ulteriore prova di resilienza. «L’occasione del Piano “Next Generation” - sottolinea Laureano - è propizia per vincere la sfida della sostenibilità, promuovendo un lavoro strategico sulla raccolta ed il recupero delle acque. Penso anche alla parte nuova della città con l’adozione di sistemi duali che consentano il riciclo dell’acqua. Altre località dell’Europa lo stanno già facendo non vedo perché non debba farlo Matera, promuovendo tra l’altro borse di studio, incentivando i giovani ricercatori e coniugando le tecnologie tradizionali con le soluzioni innovative in modo da dare impulso ai nostri settori produttivi ed alle maestranze locali».