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Redazione online
16 Gennaio 2021
MATERA - Nella Città dei Sassi - che nel 2019 è stata Capitale europea della Cultura - riapriranno lunedì prossimo, 18 gennaio, il Museo archeologico «Domenico Ridola» e quello di «Arte Medievale e Moderna» a Palazzo Lanfranchi che, in seguito alla riforma del Ministero dei Beni culturali, fanno parte del Museo nazionale di Matera, diretto da Annamaria Mauro. Ieri il Ministero della Salute ha confermato la Basilicata in zona gialla e di conseguenza l’accesso ai musei sarà consentito dal lunedì al venerdì.
«Lavoriamo - ha spiegato Mauro - per fare del Museo nazionale di Matera un museo inclusivo, aperto alla città, alla collaborazione con università, artisti, studiosi, associazioni, operatori, per accrescere fruizione e offerta culturale». Si sta lavorando, inoltre, al potenziamento dei servizi: dalla biglietteria al book shop, dai punti di ristoro al biglietto unico per l’accesso ai due musei, ubicati su un versante della città frequentato dai turisti e a ridosso dei rioni Sassi.
I visitatori troveranno le novità maggiori al «Ridola», il museo più antico della Basilicata, fondato dal medico archeologo nel 1911. L’accesso avverrà dal portone principale e con un percorso che ripercorre la storia del museo, dal fondatore ai maggiori direttori come Eleonora Bracco che negli anni hanno contribuito ad arricchirlo, passando per la sezione della preistoria con reperti provenienti da villaggi neolitici del territorio, corredi funerari e le «ricostruzioni» di ambienti e manufatti del tempo, che costituiscono motivo di attrazione per studenti e studiosi. Al piano superiore il nuovo spazio per gli incontri, in sicurezza, e gli allestimenti dedicati alla Magna Grecia con vasellame a figure rosse di pregevole fattura. In corso d’opera l’allestimento di ambienti da destinare a fruitori non vedenti.
Palazzo Lanfranchi, che in primavera sarà oggetto di un progetto di intervento di riqualificazione e di potenziamento delle funzioni, presenterà l’offerta tradizionale incentrata al pianterreno dal telero di Carlo Levi «Lucania '61», da mostre fotografiche antropologiche, e ai piani superiori dalla corposa collezione delle sezioni Arte Sacra (Dipinti su tela, tavola, statue lignee), Collezionismo (quadreria Camillo D’Errico, tele di scuola napoletana del Seicento e del Settecento) e Arte contemporanea (opere di Carlo Levi e Luigi Guerricchio in particolare).
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