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Biometano davanti a Cerrate, il «nodo» Soprintendenza

 
Gaetano Gorgoni

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Gaetano Gorgoni

Biometano davanti a Cerrate, il «nodo» Soprintendenza

Fari sull’impianto che sorgerebbe a 540 metri dall’antica abbazia

Martedì 29 Ottobre 2024, 10:03

LECCE - Ieri mattina si è riunita la Commissione controllo XI a Palazzo Carafa per discutere del progetto definitivo per la realizzazione di un impianto di biometano da 500 Sm3/H da immettere in rete Snam. La società romana Agrienergia Circolare 6 Srl è la committente di quest’opera che dovrebbe sorgere in località Cafore, a Lecce.

La notizia ha provocato preoccupazione nel centrosinistra: il Pd leccese, il movimento Con, i circoli dem di Trepuzzi e Surbo, insieme ai sindaci Ronny Trio e Giuseppe Taurino hanno già pronunciato un secco “no”, prima che si chiuda la conferenza dei servizi.

Più cauto il centrodestra leccese, che attende la chiusura del procedimento prima di pronunciarsi sull’opportunità di far sorgere un impianto del genere in quella zona, come ha chiarito l’assessore alle politiche energetiche, Severo Martini. «Il rischio più grosso è l’impatto odorigeno, che non può essere sottovalutato - ha dichiarato il componente della giunta Poli - È necessario valutare bene l’impatto di una nuova struttura che può appesantire il bilancio ambientale in quella zona. Le forze politiche devono accordarsi per una soluzione unitaria, ma prima che giungano tutti i pareri in conferenza dei servizi non conviene sbilanciarsi».

Il dirigente comunale del settore pianificazione e sviluppo del territorio, Maurizio Guido, il 4 ottobre ha indetto la conferenza dei servizi decisoria e asincrona, che scadrà i primi di gennaio. Il Comune di Surbo ha chiesto di partecipare, perché la zona dove dovrebbe sorgere l’impianto confina con il suo territorio. Gli uffici comunali hanno fatto le dovute verifiche: l’Abbazia di Cerrate si trova a 540 metri dal luogo in cui dovrebbe sorgere l’impianto di biometano. Tutto a norma, considerando il fatto che la legge prescrive la distanza di almeno 500 metri dai beni culturali. La Soprintendenza, però, sarà chiamata a esprimersi ugualmente per capire se un impianto nelle vicinanze possa comunque avere un impatto sul paesaggio da tenere in considerazione, considerando che si tratta di una zona con un vincolo paesaggistico. Solo una volta acquisiti tutti i pareri si potrà capire se chiudere o meno la conferenza. «Nel caso di pareri negativi, la conferenza diventerà sincrona per vedere se è possibile procedere comunque all’autorizzazione», chiarisce il dirigente Guido.

Il presidente della Commissione controllo, Antonio Rotundo, ha apprezzato le parole di Martini sulla necessità di una scelta politica, a prescindere dal rispetto dei criteri previsti dalla legge: «In quell’area si è investito tantissimo: tante masserie sono state ristrutturate per accogliere tanti turisti, senza contare l’Abbazia di Cerrate - ha osservato il consigliere del Pd - L’impianto viene alimentato da sansa e letame. Non c’è un pregiudizio verso la produzione del biometano, la questione riguarda l’opportunità di edificarlo in un luogo importante sul piano paesaggistico e turistico». «La posizione di Lecce Città Pubblica è di vigile attesa - dice il consigliere Sergio Della Giorgia, insoddisfatto per le risposte del dirigente - Da valutare anche l’altezza di parte dei manufatti di ben 12 metri e quindi visivamente impattanti, come la problematica odorigena, la presenza di una cava a distanza non superiore a 500 metri come da legge ma che, al momento, non si comprende se dismessa o meno e quindi se influente in maniera ostativa sul progetto». I progetti per il biometano pullulano, da Lequile a Soleto, fino a Lecce, e un po’ ovunque si alzano le barricate.

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