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Lecce, catturato latitante ai vertici del clan Tornese-Padovano: era irreperibile da maggio 2023

 
Redazione online

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Lecce, catturato latitante ai vertici del clan Tornese-Padovano: era irreperibile da maggio 2023

Giovanni Parlangeli deve essere condotto in carcere in quanto gravemente indiziato, tra gli altri, del reato di associazione mafiosa

Venerdì 13 Settembre 2024, 09:31

13:19

LECCE - Alle prime luci dell’alba, nell’ambito di un’articolata attività investigativa della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, il personale della Polizia di Stato della Squadra Mobile e della Sisco di Lecce, insieme alla sezione STAI (Sezione Tecnologica Applicata alle Investigazioni) del Servizio Centrale Operativo, ha tratto in arresto il latitante Giovanni Parlangeli, pregiudicato classe ’81, esponente ai vertici del clan mafioso Tornese – Padovano.

Irreperibile da maggio 2023, deve essere condotto in carcere in quanto gravemente indiziato, tra gli altri, del reato di associazione mafiosa.

Secondo quanto accertato dagli investigatori, Giovanni Parlangeli sarebbe un esponente di vertice del clan della Scu salentina che fa capo alle famiglie Tornese - Padovano attivo nei territori di Monteroni e Gallipoli.
Il latitante, resosi irreperibile dal maggio 2023, è destinatario di provvedimento di applicazione della misura cautelare in carcere emessa dalla Sezione Riesame del Tribunale di Lecce su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, in quanto gravemente indiziato, tra gli altri reati, di associazione mafiosa, ed in particolare di essere anello di congiunzione tra i Tornese e i Padovano.

Secondo gli investigatori, infatti, il Clan Tornese, sia per una storica alleanza che per motivi di «comparanza» con il clan Padovano, avrebbe esteso la sua influenza nel territorio gallipolino, proprio tramite Parlangeli che avrebbe quindi operato come referente dei due clan, rappresentandone gli interessi in relazione al controllo delle attività illecite sul territorio. Parlangeli inoltre è indagato in concorso per estorsione aggravata dal metodo e dalle finalità mafiose nei confronti di un operatore economico del territorio, obbligato a corrispondere, sotto pesanti minacce, la somma di oltre 60 mila euro.
Infine, nell’ambito della perquisizione del casale di campagna situato tra Taviano e Racale in cui si era rifugiato durante la latitanza, sono stati scoperti e sequestrati documenti falsi validi per l’espatrio e molte munizioni.

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