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Ulivi, a Gagliano del Capo il polo nazionale con le varietà resistenti alla Xylella

 
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Ulivi, a Gagliano del Capo il polo nazionale con le varietà resistenti alla Xylella

Presentato sul campo ai ricercatori europei il lavoro di Cnr, aziende e mecenati

Sabato 25 Maggio 2024, 14:12

GAGLIANO DEL CAPO - «Qui, a Forestaforte, abbiamo potuto accelerare e dimezzare i tempi della ricerca. L’incontro con Giovanni Melcarne, imprenditore coraggioso, è stato decisivo per noi e ovviamente per il nostro lavoro». Maria Saponari, primo ricercatore del Consiglio nazionale delle ricerche nell’Istituto per la protezione delle piante di Bari, responsabile scientifico del progetto per il miglioramento genetico degli olivi, si rivolge alla delegazione di agronomi e ricercatori di diversi Paesi europei (tra i quali Spagna, Grecia e Polonia), attentissimi a ogni parola.

La delegazione è arrivata ieri da Bari a Gagliano del Capo, a tre chilometri da Santa Maria di Leuca, in perfetto orario, alle 11. L’accelerazione della ricerca è dovuta a un’operazione virtuosa, nata nel pieno della tragedia epidemica da Xylella che ha sconvolto e distrutto l’olivicoltura salentina, un’operazione pensata e incoraggiata da persone generose, moralmente decise a sostenere le iniziative indispensabili, senza aspettare i tempi biblici della politica e delle amministrazioni pubbliche.

Dice sottovoce Patrizio Zigliotti, segretario generale dell’associazione no profit «Save the Olives», milanese innamorato del Salento: «Abbiamo incontrato persone meravigliose, per noi è stato spontaneo muoverci nella nostra rete nazionale di donatori».

La «screen-house» (una serra a rete), cento metri quadrati, climatizzata, è nata grazie alla raccolta e donazione di 60mila euro. Della onlus fa parte anche Helen Mirren, grande attrice inglese con il cuore e la mente in stretto legame con le comunità del Salento. L’accelerazione è stata possibile grazie al clima stabile delle serre, 24-25 gradi, così si evita alle giovani piante lo stress degli sbalzi termici.

Ma non siamo di fronte solo a una congiuntura localistica. Una prima serra di 110 metri quadrati è sorta grazie a una raccolta fondi in Germania e Austria, promossa da Andreas Metz, direttore della rivista tedesca “Merum” (“vino puro”). I fondatori non sono persone semplicemente generose e coraggiose («Melcarne è un leone» ha detto Donato Boscia, entusiasta oltre che competente coordinatore del Cnr-Insp).

I fondatori si muovono motivati da una visione e impegnati per realizzare un progetto: far nascere qui nel Salento estremo un vero e proprio polo di ricerca e coltivazione in campo, premessa per il miglioramento produttivo e qualitativo dell’olivicoltura pugliese e meridionale, attraverso la conquista di nuove conoscenze relative al riconoscimento delle nuove varietà resistenti e molto resistenti al batterio Xylella fastidiosa. L’Italia è campione di biodiversità nell’olivicoltura, con le banche di germoplasma che custodiscono 737 varietà di olivo. La ricerca pugliese sta già arricchendo la raccolta, con altre 4 varietà individuate tra i 4500 incroci da impollinazione tra madri resistenti e padri donatori (semenzali spontanei e varietà) e altre che verranno. 

Un risultato straordinario, grazie ad un raccordo strategico tra imprese agricole, in testa Forestaforte, organizzazioni di imprese - Unaprol della Coldiretti ha realizzato una cella climatica - il Cnr e gli enti che hanno raccolto fondi. Il Salento sta vivendo una fase creativa nel campo della biodiversità grazie a un territorio dove vivono persone oneste, amanti del lavoro e delle nuove sfide. Esserne consapevoli è il primo passo per sostenere il progetto dal quale dipende il futuro dell’ecosistema Salento. Sarà un caso, ma è da sottolineare: si tratta di agronomi che fanno ricerca in campo e in laboratorio, esperienze diverse in interazione, nuovo fulcro della «creatività», possibile, dice Martha Nussbaum, grazie all’approccio interdisciplinare ed esperienziale da «menti integrate».

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