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Nasce a Lecce l’archivio vivente delle «isole galleggianti»

 
Redazione Lecce

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Nasce a Lecce l’archivio vivente delle «isole galleggianti»

Da domani al 6 ottobre, negli spazi della Biblioteca Bernardini, un fitto programma di mostre, dibattiti, musica e film

Martedì 03 Ottobre 2023, 12:52

LECCE - Dopo quasi sessanta anni dal 1974, quando un gruppo di attori guidati dal regista Eugenio Barba approdarono in Salento per dare vita alla singolare esperienza del "baratto" teatrale, la storia dell'Odin Teatret e di Eugenio Barba incrocia di nuovo la Puglia.

Dal domani al 6 ottobre 2023, a Lecce, negli spazi della Biblioteca Bernardini, con un fitto programma di mostre, installazioni, presentazioni di libri, di film e di spettacoli - che coinvolgerà il Museo Castromediano e i Cantieri Teatrali Koreja - s’inaugura “LAFLIS – Living Archive Floating Islands”, l’Archivio Vivente delle Isole Galleggianti, approdo di un progetto sul quale la Fondazione Barba – Varley e la Regione Puglia con il Polo Biblio-Museale di Lecce lavorano da oltre due anni e che dà, nuovo vigore e contenuti, alla sezione della Biblioteca Bernardini dedicata al teatro e allo spettacolo con l’Archivio Carmelo Bene e il Fondo Silvio d’Amico.

La nascita del partenariato culturale con la Fondazione Barba Varley ETS finalizzato alla promozione, ricerca e studio sulla storia dell’Odin Teatret, del Terzo Teatro e di Eugenio Barba è stata sancita dalla Regione Puglia con la Delibera della Giunta del 19 luglio 2022. Il partenariato, che potrà essere allargato anche ad altri Enti privati ed istituzioni pubbliche, prevede una collaborazione scientifica di ricerca e di supporto alla didattica, diretta a valorizzare e promuovere l’Archivio Vivente delle Isole Galleggianti. Elemento vitale del partenariato è l’atto di donazione con il quale Eugenio Barba ha ceduto al Polo Biblio Museale della Regione Puglia i fondi bibliografici e documentari relativi alla sua esperienza artistica e a quella dell'Odin Teatret. Questi materiali documentari costituiscono un patrimonio di enorme valore culturale in quanto testimonianza di una delle più singolari vicende artistiche e teatrali del Novecento. Questo patrimonio ancora sopravvive grazie alla vitalità del suo protagonista Eugenio Barba che ha visto nel Salento la sua origine e la sua profonda ispirazione.

Il progetto LAFLIS, frutto della collaborazione tra Dipartimento Cultura della Regione Puglia e Fondazione Barba Varley con la collaborazione della Presidenza del Consiglio Regionale della Puglia, del Teatro Pubblico Pugliese - Consorzio Regionale per le arti e la Cultura, si avvale del sostegno finanziario del Ministero della Cultura - Direzione Generale Creatività Contemporanea.

Gli allestimenti sono stati progettati dall’architetto Luca Ruzza con Daniela Dispoto e Laura Colombo. Un Comitato Scientifico, individuato da Eugenio Barba, si occuperà della gestione culturale dell'archivio.

MEMORIA - TRASMISSIONE - TRASFORMAZIONE «Siamo diventati quello che siamo perché abbiamo incontrato un libro, un quadro, un film, una melodia», scrive in una nota Eugenio Barba, fondatore dell’Odin Teatret, «oppure abbiamo incontrato un uomo o una donna che ci hanno guidato ad aprire gli occhi su un’altra realtà. (…) Il passato non sta dietro le nostre spalle. Sta sopra di noi. È ciò che rimane della dimensione verticale. La storia, il passato che conosciamo, è il racconto del possibile. Ci fa intravvedere il mondo e il teatro così come potrebbero essere».

«L’archivio vivente – scrive Barba – protegge i documenti e gli artefatti dei “passati” per ritrovare il silenzio che è Memoria dell’antichissimo. Dà parola ed espressione ai documenti e agli artefatti e questa Trasmissione sviluppa relazioni, collaborazioni, pubblicazioni, filmati, incontri teorici, scambi di esperienze, corsi di specializzazione, formazione. Infine, l’archivio vivente è Trasformazione, metamorfosi, palingenesi, cambio di forme e linguaggi che lascia volare l’immaginazione e ridà un’esistenza sensoriale a documenti solo apparentemente taciti e inerti. L’archivio vivente è un ambiente di approfondimento, di studio archeologico e di futurologia dei passati teatrali e di creatività.

L’archivio vivente sarà uno spazio operativo, sociale ed emotivo, dove archivisti, studiosi, gente di teatro/danza e artisti di arti visuali saranno uniti nella passione di liberare il passato dalla sua gabbia e farlo volare nel Presente. Tutti si accaniscono su una domanda: si può fare qualcosa d’altro dei passati oltre a quello che sono, ovvero passati?

È necessario inventare un rifugio di studio pratico che sia un trampolino efficace per l’immaginazione. Lo potremmo considerare come un avatar di quello che oggi conosciamo come archivio, e che dovrebbe essere l’equivalente del “teatro laboratorio” realizzato nel secolo scorso. L’archivio vivente è un ambiente trasformativo, santuario di un Presente anacronistico e fabbrica di riciclaggio dei passati».

LAFLIS sarà dunque il luogo dove elaborare nuova conoscenza e dove poter riflettere su cosa è stato e ancora è il movimento del Terzo Teatro, che dall’esperienza dell’Odin Teatret si è ispirato diffondendosi in ogni parte del Mondo, anche nei luoghi più remoti, i luoghi “senza teatro”, fondando una “nuova tradizione”, più coinvolgente e impegnativa di quella che normalmente pensa il teatro come semplice produzione e consumo di spettacolo.

Uno spazio interattivo, dove le sinapsi legate alle relazioni a doppio filo del teatro di gruppo sono visualizzate da campi di papaveri rossi “narranti” disegnati dalla OpenLab Company con Francesca Carallo e la sua antica tecnica della cartapesta, con le mappature digitali di Natan A. Ruzza e le partiture video di Zeno M. Ruzza. L’allestimento degli spazi è stato realizzato da Fluid di Antonio Galloso.

Un luogo dove la visione di Eugenio Barba, la sua concreta utopia, prende corpo, e smuove il passato: la memoria fa da concime per il presente e prepara il campo per la consegna al futuro, un lungo cammino che trova dimora ai "piani alti" della Biblioteca Bernardini. "Tu non sei qui" recita un tappeto all'ingresso dell'Archivio Bene, parafrasando il “non essere” beniano, per Barba e Varley è diverso, c'è la presenza un combattimento che vince il Tempo attraversandolo per intero, tutto, istante dopo istante... nella bellezza, nel rito che la genera e la consegna a chi partecipe, sa leggerla e custodirla.

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