LECCE - Detenute di alta sicurezza aprono il cuore alla poesia e conquistano due premi nazionali. Il 23 agosto prossimo, alle 19, nella Biblioteca provinciale Bernardini, a Lecce, si concluderà la seconda edizione del Concorso «Pluriverso femminile» - aperto a tutte le donne senza limiti di età ha l’obiettivo di diffondere la poesia in tutti gli strati sociali al fine di fare emergere sentimenti ed emozioni troppo spesso sopiti ed ignorati - che ha visto la premiazione dei lavori poetici presentati e provenienti da tutta Italia. Al concorso hanno partecipato alcune detenute di alta sicurezza della Casa circondariale di Lecce, conseguendo lusinghieri risultati.
L’iniziativa ha preso le mosse dal laboratorio di lettura «Libere di leggere», progetto nato alcuni anni fa per iniziativa del comitato Pari Opportunità-Università del Salento, proseguito poi grazie al lavoro di un gruppo informale di volontari. Il gruppo lavora nella sezione femminile e dopo aver costituito la Biblioteca, insegnando alle detenute a catalogare i libri e gestire il prestito, continua l’attività con incontri di promozione della lettura, di organizzazione di laboratori creativi. Tra questi, nell’autunno scorso, è sorto un particolare indirizzo che si è occupato di «Poesia visiva», gestito dalla professoressa Ornella Cucci, la quale, partendo dai calligrammi di Guillaume Apollinaire, è riuscita a far aprire l’anima e il cuore di quelle persone tristemente indurite dalla vita. Non secondario il fatto di aver insegnato loro una fetta di letteratura, dialogando della complementarietà di immagini e parole, capaci insieme di dare vita ad una vera poesia.
«Sono stata invitata dall’Università a realizzare questo progetto - spiega la professoressa Cucci - Ho cominciato a parlare con queste donne di quello che a me piace, leggendo opere di poeti famosi e di poeti detenuti, parlando di tempi quali la libertà, l’amore, Dio, la felicità, commentando con loro le poesie che maggiormente le colpivano. Così ho deciso di coinvolgerle in ciò di cui mi stavo interessando in quel momento, vale a dire la poesia visiva. Dopo aver guardato le immagini che portavo loro di queste poesie, le più famose delle quali di Apollinaire, le ho invitate a cimentarsi, magari con qualcosa di semplice. Il mio intendimento era di far emergere loro quei sentimenti che difficilmente avrebbero manifestato, sentimenti che io ritengo essere anche di innocenza. Donne che hanno sbagliato, che hanno commesso errori anche molto grossi non vuol dire che non possano redimersi e che in qualche modo non abbiano conservato un angolo di innocenza che si vergognano a manifestare, ad ammettere. Ho detto loro di scavare per recuperare il positivo, il buono, il bene nella loro persona: una donna che ha sbagliato non vuol dire sia una donna sbagliata».
Tutte le detenute che hanno partecipato al progetto all’inizio erano scettiche. Poi, durante quelle che la professoressa Cucci chiama chiacchierate, si sono aperte. «Le più arrabbiate e sfiduciate mi avevano detto che non avrei cavato nulla da loro - dice - Invece, così non è stato ed una di loro, in particolare, ha scritto una poesia su un nipotino dicendo cose tenerissime, e me l’ha consegnata quasi piangendo, dicendomi di non immaginare che sarei stata capace di farle dire quello che ha detto».
Le loro opere hanno conquistato la giuria nazionale. «Sono davvero felice per loro - ammette Ornella Cucci - ma rammaricata che non possano ritirare i premi di persona, trattandosi di detenute di alta sicurezza».
Il lavoro della professoressa non si ferma e riprenderà a settembre. Ornella Cucci ha iniziato a realizzare progetti con le detenute nel 2018, e nel 2019. Dopo l’interruzione durante gli anni del Covid, ha ripreso, l’anno scorso, anche con un progetto musicale.