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Il questore Valentino saluta Lecce: «Una città che mi ha dato tanto»

 
Fabiana Pacella

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Fabiana Pacella

Il questore Valentino saluta Lecce: «Una città che mi ha dato tanto»

Trasferito a Bolzano, racconta i suoi anni nel Salento, fra pasticciotti e covid. «Grande esperienza anche sul lato umano». Lo sostituirà Massimo Vincenzo Modeo

Giovedì 20 Luglio 2023, 11:30

LECCE - «Guten Morgen. Liebe Freunde, die Aktion ist endlich da!». È così, col sorriso e un traduttore in mano, che Andrea Valentino, questore uscente della provincia di Lecce, annuncia ai colleghi in chat il suo trasferimento alla questura di Bolzano. Lo sostituirà il brindisino Massimo Vincenzo Modeo.

Si parla tedesco lassù, meglio prendere confidenza sin da subito. «Buongiorno cari colleghi, è arrivata la promozione!», nel tramestio di pacchi, messaggi e saluti da incastrare ad horas.

26 marzo 2019. La data d’arrivo nel Salento di un campano di Sant’Anastasia residente a Milano, esperto di ordine pubblico chiamato a gestire la sicurezza sul fronte allora caldo del gasdotto. Poi la vita va da sé, molto fa il caso, tanto di più le relazioni e la terra in cui si scrive un pezzo della propria storia.

«Qui ad esempio, mi sono occupato in maniera più incisiva anche di criminalità organizzata – spiega Valentino -, il mio bagaglio si è arricchito, grazie ad una squadra di lavoro eccellente. Un questore non è un ufficiale di pg, ma può studiare le strategie. Ho avuto modo di appassionarmi a molti altri aspetti del mio lavoro».

Un fiume in piena, anche più della prima intervista, quattro anni fa. Con una familiarità che racconta di rapporti intrecciati nei giorni, affetti e un pezzo di cuore emozionato e tremante. Già messo alla prova. Intanto dalla prova delle prove, per tutti: Covid19.

«Ero qui da un anno, arrivò tra capo e collo e ha cambiato per sempre le vite di ognuno di noi. Eravamo tra i pochi a uscire in strada e rischiare per garantire sicurezza agli altri. Siamo stati costretti a imparare in fretta a gestire distanze, mascherine e igienizzanti, adeguare gli uffici e i turni, unire fermezza e buon senso. Sono stato a Lecce quattro mesi senza poter raggiungere la mia famiglia a Milano e intanto se ne formava un’altra, che oggi porto con me, quella della mia squadra».

Valentino è stato il questore sui generis della rivoluzione gentile nei rapporti con tutti, ad altezza di popolo. Autorevole, mai autoritario.

«Questo lo dice lei – si schernisce -, ma posso confermare che ho partecipato a tutti gli incontri cui sono stato invitato soprattutto quelli organizzati da scuole, associazioni, con la gente comune. Perché stando tra la gente la si può capire, aiutare, e anche un no va spiegato, ragionato, guardandosi negli occhi, parlandosi».

Nessuna parola su una malattia insidiosa giunta più veloce del Covid, ma anche quella affrontata, superata e vinta. Ci sono pudori e sentimenti che vanno lasciati lì, negli occhi lucidi e nella voce che prende un altro timbro. E allora via, con qualche celia.

Cosa le mancherà di questa terra?

«I colori, il bianco dei palazzi e delle chiese delle mie prime passeggiate in solitaria, l’azzurro del mare, l’arcobaleno dei fichi d’india».

E il cibo?

«Quando feci il primo giro dei commissariati, mi offrivano sempre il pasticciotto. Ricordo lo sguardo diffidente quando chiedevo un coltello per tagliarlo. Io pensavo fosse troppo grande, tutto qui. Ma capii che il pasticciotto è un simbolo, l’epifania dell’inclusione, una liturgia straordinaria».

Ora risotto con i finferli?

«Che ne dice se iniziamo dallo strudel?».

Da gran tifoso del Napoli è a Lecce che ha vissuto la gioia dello scudetto…

«Trentatrè anni fa vissi lo scudetto da vice commissario a Como, da solo. Quest’anno ho festeggiato con un gruppo di amici alcuni leccesi altri campani con cui ho vissuto le partite davanti a un maxi schermo. Una grande famiglia anche quella, colorata, allegra, affettuosa. Che porto con me».

Dalle piramidi alle Alpi.

«Mi ritrovai da nord a sud, quattro anni fa a 1016 km di distanza, ora si sale di nuovo con un bagaglio che non so spiegare, una qualifica, tanti sentimenti che mi agitano e una infinita gratitudine a Lecce e al Salento, terra dove sono stato promosso».

Quali espressioni salentine ha imparato?

«Ehm..questa non posso dirla, quest’altra nemmeno, troppo colorita per una intervista… ah ecco, questa va bene, riassume la filosofia di vita di qui: Pe lu ci sape».

La vedo emozionato, le lascio un fazzolettino, dottore. Pe lu ci sape.

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