Duemila in Salento i migranti inficiati dalla stretta disposta con il taglio della protezione speciale. Salvo intoppi, oggi l'ultimo passaggio con il via libera della Camera. Ma le sorprese - questa, almeno, l’opinione dei detrattori – verranno dopo. Quando ci sarà da fare i conti con il rotolio di conseguenze legate al provvedimento. Quali? Un esercito di irregolari a disposizione della criminalità organizzata o indotti a scivolare nel circuito della microcriminalità, a guardare dall’alto. Migliaia di persone integrate - con una storia e un radicamento sul territorio - costrette a partire, a vederla, invece, con gli occhi degli operatori sociali. Che, però, mettono in guardia anche sulla buona riuscita degli intenti dell’esecutivo: perché fondi e ad accordi per le partenze, avvertono, non ce ne sono. Anna Caputo è presidente di Arci Solidarietà Lecce, realtà impegnata nei progetti di accoglienza. Sulla stretta dell’esecutivo non ha dubbi, bollandola come un provvedimento di bandiera dai cortocircuiti evidenti. «Il taglio interesserà diverse migliaia di persone. In Salento si parla di almeno duemila», ammonisce. La maggior parte è impegnata nel turismo e nella ristorazione: alberghi, lidi, bar, ma anche in edilizia e agricoltura. Impedire loro di restare – assicura Caputo – equivale a «bloccare l’economia».
«La cosa grottesca – dice - è che non sarà possibile rimpatriarli. La conseguenza sarà riempire il territorio di un esercito facilmente ricattabile dal punto di vista lavorativo».
In cosa consista il ricatto non è difficile a immaginarsi. «Saranno alla mercè della criminalità organizzata, ma anche l’area della microcriminalità sarà ampliata». Anna Caputo confida che i migranti interessati dal taglio non hanno ancora capito l’entità delle conseguenze della misura. «Perché – spiega – non riescono a immaginare che le cose in Italia possano cambiare così rapidamente».
Anche per questo il giudizio sull’intervento è netto: «Creeranno sacche di irregolarità e criminalità, è questa la cosa che fa male. Perché – chiude - facciamo tanto per la legalità e poi siamo noi stessi a creare l’illegalità».