LECCE - Il turismo balneare salentino si caratterizza da sempre per essere rivolto ad un’ampia fascia di diversi target economici e fa anch’esso i conti con i rincari generali. Dall’Adriatico allo Jonio c’è chi sceglie di non toccare le tariffe di sdraio, ombrelloni e lettini, c’è chi invece valuta di rinunciare all’offerta di alcuni servizi per poter rientrare nelle spese, c’è chi si adegua ad un aumento spropositato di tutte le materie prime e lo “spalma” ritoccando al rialzo i costi per turisti e vacanzieri. E se nessuno degli imprenditori del settore si lamenta dell’aumento del 25 per cento dei canoni demaniali che pure c’è stato («Erano obiettivamente troppo bassi, era giusto rivederli anche sulla base del prestigio del luogo in cui si ha la concessione», è il commento unanime), tutti, ma proprio tutti mostrano le bollette e i conti della spesa.
«Lido York ha gli stessi prezzi da circa otto anni» esordisce Alfredo Prete di San Cataldo. «La verità – prosegue – è che si generalizza molto. Nel Salento un buon 70 per cento dei lidi ha costi onestissimi. Gli eccessi ci sono stati ma riguardano stabilimenti che vanno di moda e che seguono l’onda del mercato. Ci sta. Sono i clienti in fondo che scelgono, e qui c’è libertà di scelta: a giugno si trovano lettini anche a 3 euro, e ad agosto spesso non superano gli 8 euro, per l’intera giornata. Quanto ai turisti, un buon 90 per cento vuole servizi e comodità, non la spiaggia libera». Prete sottolinea poi un aumento delle materie prime che raggiunge il 30 e il 40 per cento. «Un esempio? Una latta di semi di girasole costava 31 euro, quest’anno è arrivata a 61 ma l’anno scorso addirittura a 90 euro. Il salmone non superava gli 8 euro al chilo, oggi costa 17», chiude.
E dati alla mano, Giuseppe Mancarella, Federterziario, non nasconde l’amarezza per i continui attacchi: «Per tenere acceso il forno della pizzeria per soli due mesi dobbiamo mettere in conto circa 6mila euro, poi c’è da pagare il pizzaiolo e le materie prime. Le bollette? Luce e acqua nel 2020 mi sono costate 11.743 euro, nel 2022 33.553 euro. Sono aumentate le buste paga e il commercialista. Un minimo ritocco sarà fisiologico». Mauro Della Valle, Confimprese, sottolinea l’aumento dei costi per la manutenzione delle strutture e la difficile concorrenza con l’estero: «Tinte, legnami, viterie sono aumentati fino al 40 per cento. E quando si fa il paragone con la Grecia bisognerebbe anche sottolineare l’Iva al 4 per cento (noi siamo al 22, il doppio pure degli alberghi italiani) e il loro basso costo del personale».
A non aumentare sarà Vito Vergine, delle Maldive del Salento di Pescoluse: «L’ampiezza della struttura mi consente di non scaricare il disagio sociale di tutti sui miei clienti - dice - Ho prezzi bloccati da tre anni e la soddisfazione di avere oltre a giapponesi, cinesi e tedeschi anche imprenditori turistici dalla Calabria e la Sicilia tra gli affezionati». Fanno i conti della massaia da Lido San Giovanni, Gallipoli: il direttore Marco Ortis spiega: «Aumenteremo di circa il 10 per cento che tradotto significa che un lettino costerà 8 invece di 7 euro». Sempre da Gallipoli, altolà da Sandro Portaccio, Sib e Lido Pizzo: «Non toccheremo di un centesimo. E poi per legge le tariffe vanno comunicate entro il 30 ottobre, quelle devono rimanere». Nessun aumento anche dal Pachamama di San Cataldo. «A parte qualche centesimo sul caffè». dice Giampiero Imparato, che però rimarca: «Una bolletta è passata da 4mila a 14mila, e pure il pachino da poco più di un euro a quasi 5».