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Il carcere di Lecce in tilt: «La situazione è catastrofica»

 
Mauro Ciardo

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Mauro Ciardo

Lecce, portava droga in carcere nascosta nelle scarpe: arrestato

Ennesima denuncia dei sindacati che chiedono un incontro col vice ministro

Mercoledì 15 Febbraio 2023, 13:15

LECCE - «La situazione del carcere di Lecce è catastrofica, chiediamo un incontro urgente con il viceministro Sisto». Torna a lanciare l’allarme sulla situazione di vera e propria emergenza la polizia penitenziaria, che attraverso la sigla sindacale Osapp sta invocando da tempo (insieme a tutte le altre organizzazioni sindacali del comparto) di porre rimedio alla grave carenza di personale e alla serie di criticità legate ai servizi. Alcune settimane fa, con una nota unitaria, i sindacati avevano rimarcato la necessità di intervenire immediatamente per far fronte alla mancanza di agenti per la copertura dei turni, in una struttura sovraffollata di detenuti rispetto alla reale capienza. Un’altra vertenza in cui sono impegnate riguarda il vestiario, spesso non disponibile oppure realizzato in maniera errata rispetto a quanto prevede il regolamento del corpo. Non solo. Nel mirino sono finiti formazione, esercitazioni per l’uso delle armi e visite mediche del lavoro. Un colabrodo secondo quanto stigmatizzato dai rappresentanti di categoria.

«Per far fronte alla carenza di personale – spiega Ruggero Damato, segretario regionale dell’Osapp Puglia - anziché fornire risposte concrete con l’aumento del personale si stanno accorpando i turni, spostando gli agenti da un reparto all’altro. Questo causa un ulteriore e inaccettabile stress lavorativo con gravi ripercussioni sui servizi di vigilanza e sorveglianza. Sono tentativi che non servono a nulla, perché in questa maniera si riescono a recuperare solo poche unità, a fronte delle centinaia necessarie. Siamo fortemente rammaricati».

Poi il caso dei corsi di formazione. «In altri corpi di polizia i corsi si fanno in sede e durano al più due settimane, invece per il corso di sovrintendente – spiega Damato – gli agenti della penitenziaria sono costretti a stare lontani dalla propria sede di servizio, dalla propria casa e dalla famiglia almeno 1300 chilometri. A questo si aggiunge il fatto che la struttura deputata ai corsi presente in Sicilia è decadente, mentre quella di Roma è ferma, optando per la lontana Castiglione delle Stiviere in provincia di Mantova. Sono due mesi di formazione oltre al periodo da trascorre in alcuni istituti. È un fattore logorante per noi e per le nostre famiglie – rimarca – e la metà ha già rinunciato con il conseguente scorrimento delle graduatorie».

La tensione tra gli agenti è alle stelle e molti pensano al prepensionamento come via d’uscita per tutelare la salute fisica e psicologica.

«Psicologicamente non ce la facciamo – prosegue il rappresentante Osapp – la nostra età media è avanzata, supera i 50 anni, non stiamo ricevendo nessuna risposta e registriamo solo la totale indifferenza da parte dell’amministrazione penitenziaria. Un anno fa – ricorda – abbiamo presentato anche un esposto presso la Procura della Repubblica di Lecce denunciando lo stato dei fatti, il procuratore generale Antonio Maruccia è stato l’unico che ci ha gentilmente ricevuti e ha ascoltato le nostre vicissitudini, ma dalla politica non è arrivato alcun segnale».

A questo punto parte un appello per un incontro urgente con i vertici del Ministero della Giustizia. «Chiediamo un incontro urgente con il viceministro Francesco Paolo Sisto – chiede l’Osapp – che essendo avvocato e pugliese conosce molto bene la situazione di estrema emergenza in cui si trova il carcere di Lecce e gli altri carceri della regione. Gli agenti stanno scappando e puntano al prepensionamento – avverte e a Lecce nei prossimi mesi verranno meno altre 180 unità, quindi la situazione diventerà ingestibile. Quando si penalizzano gli agenti – avverte – la problematica viene amplificata e si giudicano solo le reazioni scomposte. Lecce finora ha mantenuto grazie alla grande professionalità delle persone, ma bisogna aspettare il morto per attirare l’attenzione? Politica e amministrazione penitenziaria – conclude Damato – sono le uniche due entità che possono intervenire per risolvere concretamente la crisi prima della catastrofe».

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