LECCE - Pensare concretamente un legame tra generazioni con la creazione di un ponte ideale, fatto di sport, che unisca il bacino del Mediterraneo, partendo dal Salento. Questo è ciò che dovrebbero essere i Giochi del Mediterraneo del 2026, assegnati a Taranto, al di là della loro valenza agonistica. Ed è ciò di cui si è parlato a Lecce durante il dibattito dal titolo: «Lo sport e il calcio abbattono i muri. Visione o realtà?». Nella cornice del centro storico leccese si è affrontato il tema di come i Giochi debbano essere una risorsa per tutto il territorio che deve fare leva su Lecce, capitale del sud Italia per il calcio di Serie A, se si esclude Napoli. Per questo ha preso parte al dibattito il presidente del sodalizio giallorosso Saverio Sticchi Damiani insieme ad esponenti importanti del calcio nazionale del calibro degli ex calciatori Angelo Di Livio, Giuliano Giannichedda e del leccese Claudio Luperto, dell’ex arbitro internazionale Tiziano Pieri e del giornalista Rai Paolo Paganini.
Stimolati dal giornalista Marco Renna, tutti i presenti hanno indicato l’importanza di ricreare quelle sintonie, quasi perdute oggi, che sono indispensabili per far ritornare i valori veri del calcio giocato. Una partita all’oratorio oppure un pallone di pezza sono stati soppiantati negli anni da campi perfetti in erbetta sintetica o naturale dove ogni ragazzino sente il peso di dover per forza ripercorrere le gesta dei campioni visti in tv. E’ probabilmente questo uno dei problemi del calcio attuale, quello di non ridare il sorriso e la libertà a quei ragazzi che vogliono unicamente giocare per il piacere di farlo, fregandosene del tempo atmosferico o di possibili malanni. Perché solo da questo amore senza freni che nasceranno i nuovi campioni di una nazionale che manca dal Mondiale da due edizioni.
Proprio per questo motivo i Giochi del Mediterraneo devono essere il ponte immaginario per far tornare queste emozioni, come sta avvenendo con il progetto dell’architetto Alfredo Foresta per il ponte reale di Punta Penna nel capoluogo jonico. Un progetto importante che nel dibattito è stato descritto con trepidazione dallo stesso architetto leccese e dal presidente del consiglio comunale di Taranto, Piero Bitetti. «Questo è un progetto ambizioso che - ha spiegato Bitetti - prevede un balcone sui due mari di Taranto grazie alla creazione di una pista ciclabile e pedonale che si interseca e abbellisce un ponte che avrà così una importanza di carattere non solo locale, ma nazionale».
Proprio il tema delle infrastrutture è stato al centro del dibattito visto che con i Giochi del Mediterraneo sono previsti diversi milioni di euro per rendere il Via del Mare adeguato agli standard richiesti dal comitato organizzatore. L’intervento del presidente dell’Us Lecce, Saverio Sticchi Damiani, ha permesso di comprendere come la società da lui presieduta si erga oggi come esempio di un calcio che segue le regole con bilanci in ordine. Il presidente ha manifestato il suo entusiasmo per l’assegnazione salentina dei Giochi, ma ha anche rivelato una preoccupazione per i ritardi, rispetto alle tempistiche, sull’iter dei lavori per lo stadio Ettore Giardiniero. «Noi come società abbiamo capito prima di altri l’importanza di questi Giochi, ma siamo già in ritardo in vista del 2026. Una delle maggior soddisfazioni della mia gestione è che lo stadio è sempre pieno, non solo quando il Lecce affronta le big. Quindi i soldi messi a disposizione servono tantissimo per ristrutturare uno stadio come il Via del Mare che è piccolo e vecchio». Sticchi Damiani fa presente come per un’ultima volta lui e i suoi soci metteranno mano al portafoglio per ristrutturare dei settori dello stadio. «A breve partiremo con i lavori per rendere agibile la parte superiore della tribuna est. E’ la quinta volta che lo facciamo per uno stadio che non è di nostra proprietà e sarà anche l’ultima. Con i soldi spesi negli anni per questi interventi avremmo costruito un centro sportivo di proprietà». Avanti tutta, quindi, con un progetto ambizioso come quello architettonico del ponte di Punta Penna e con quello idealistico in senso di legame culturale e di etica sportiva, ma è necessario oggi dare concretezza alla programmazione a meno di tre anni dai Giochi per rendere lo stadio leccese un nuovo gioiello da far brillare in tutto il Mediterraneo.