Dal 2018 guida la Confcommercio Lecce e da marzo di quest’anno è vicepresidente della Camera di Commercio di Lecce, dopo essere già stato componente della stessa assise al fianco del presidente Mario Vadrucci. Tra emergenza sanitaria prima e caro-bollette poi, Maurizio Maglio rappresenta un pezzo del tessuto economico salentino in un complesso e delicato contesto storico ed economico.
Presidente Maglio, come stanno le imprese salentine?
«Stiamo cercando di reggere l’urto di quella che potremmo definire una vera e propria “pandemia energetica”. Già nel giugno scorso in un’assemblea nazionale di Confcommercio segnalammo l’impatto durissimo della crisi energetica che si sarebbe creato a breve, con costi insopportabili».
Chiusure e licenziamenti in vista?
«Il centro studi di Confcommercio ha pubblicato dei numeri. Sono a rischio in Italia 120mila imprese per un totale di 370mila addetti, e quindi altrettante famiglie, che potrebbero perdere il posto di lavoro. Dobbiamo scongiurare queste chiusure. Il problema riguarda tutti, non solo le imprese».
Nel Salento quali sono i settori in maggiore difficoltà?
«Nell’immediato rischiano i settori turismo, trasporti, servizi. Ma molto presto il problema riguarderà ogni settore. Tutti, nessuno escluso. Dai supermercati alla grande distribuzione organizzata. La cosiddetta “catena del freddo”, per esempio, che rifornisce i supermercati, come fa a risparmiare energia? E ancora, i panifici che hanno bisogno di accendere costantemente i forni… Ma rischiano anche settori apparentemente “meno coinvolti” dal problema del caro-bollette. Persino FederModa ha emanato un decalogo per i negozi d’abbigliamento, finalizzato a contenere i costi dell’energia. Si tratta di consigli che riguardano soprattutto climatizzazione, vetrine e riscaldamento dei locali. L’obiettivo è, tramite piccole accortezze, di mantenere un ambiente gradevole per i clienti e per il personale ma senza eccedere. E poi analoghe iniziative le hanno messe in campo la Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) e Federalberghi».
È ancora possibile “giocare qualche carta” prima di licenziare personale?
«Stiamo tentando l’impossibile. Ogni giorno imprenditori salentini mi raccontano di come stiano facendo di tutto per contenere i costi: spegnere le insegne la sera, utilizzare luci a basso consumo. Sono queste, nel nostro piccolo e con tutte le nostre forze, le “armi” che oggi mettiamo in campo per arginare il problema. Ma temo che tutto questo non basterà. Nelle ultime settimane molte imprese nel Salento cominciano a informarsi per l’attivazione del cosiddetto Fis (la cassa integrazione per le aziende del settore turismo) o la cassa integrazione ordinaria. Insomma, si cominciano a valutare i passi da compiere per un eventuale stop delle attività».
Cambiano le cose anche per i consumatori?
«Sì, inevitabilmente. Per esempio molti colleghi delle aziende del ramo produzione per risparmiare sui costi dell’energia mettono in attività una linea di produzione al giorno anziché le solite due, tre o quattro contemporaneamente. Questo porta a produrre di meno e perciò i tempi si allungano. Tutto, alla fine, sia in termini di tempi che di prezzi finali, si ripercuote sui consumatori».
Nello specifico, Confcommercio Lecce e Camera di Commercio come si stanno muovendo?
«Proprio oggi (ieri, nda) è partita una campagna social nazionale di Confcommercio, alla quale abbiamo aderito anche a Lecce. La campagna social si chiama “#SOSbollette – Non spegneteci!” ed è tesa a sostenere le imprese del terziario di fronte al caro-energia che sta mettendo in ginocchio interi settori. Per quanto riguarda invece la Camera di Commercio di Lecce, abbiamo messo a disposizione qualcosa per venire incontro alle imprese. Magari sarà una misura insufficiente a risolvere il problema ma con il bando Salento Energia abbiamo messo 500mila euro a disposizione delle imprese che ne faranno richiesta. L’obiettivo è quello di attutire, almeno un po’, il “colpo” del caro-energia».
Cosa chiedete al nuovo governo?
«Speriamo che si metta mano a iniziative e decisioni importanti ma ci rendiamo conto che si tratta di un problema europeo. Il nuovo governo a nostro avviso dovrà da subito incalzare l’Europa. È necessario un Recovery Fund dell’energia. Poi bisognerebbe prorogare il credito d’imposta. Già durante la pandemia molte imprese hanno avuto problemi di liquidità e hanno contratto mutui che sono ancora in piedi. Non abbiamo ancora attutito il colpo dell’emergenza sanitaria, con imprese particolarmente esposte verso gli istituti di credito, che ci ritroviamo in un altro caos. Non c’è tempo da perdere».