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Poveri sempre più poveri, dopo Covid è emergenza a Lecce

 
Vincenzo Sparviero

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Vincenzo Sparviero

Poveri sempre più poveri, dopo Covid è emergenza a Lecce

Lecce, cresce l'allarme sulla povertà sociale

La Caritas esamina la situazione nel territorio salentino: «Tra disperazione e solidarietà»

Mercoledì 07 Settembre 2022, 13:20

Cominciamo dalla bella notizia. Il numero dei poveri, in questi due ultimi - terrificanti - anni non è aumentato. La brutta, purtroppo, appare quasi scontata: i poveri (quelli «veri») sono diventati più poveri. Nel primo anno di pandemia si era iniziato a parlare di nuovi poveri come effetto collaterale dell’emergenza sanitaria. Concretamente, rispetto al 2019, è stata registrata una tremenda impennata, di oltre il 70% di italiani (donne, lavoratori autonomi e persone o nuclei familiari) in grande difficoltà che si rivolgevano per la prima volta alla Caritas.

Effetti pandemia

Nel secondo anno Covid, la buona notizia sarebbe che nell’arcidiocesi di Lecce non si registrano nuove povertà, ma dall’osservatorio diocesano delle povertà e dal calcolo delle attività dei centri della Caritas diocesana emerge chiaramente che si sono ulteriormente aggravate le povertà esistenti. Oltre un terzo di quei nuovi poveri continua «a non farcela». La realtà è sotto gli occhi di tutti. Chi stentava a sbarcare il lunario prima del Covid ha subìto una «mazzata» per alcuni versi definitiva, costretto a chiudere la propria attività o a ritrovarsi nell’impossibilità di trovare un lavoro che potesse garantire la sopravvivenza. Ora - come se non bastasse - la «mazzata» dei rincari. Sono situazioni che riguardano un po’ tutto il Paese e il Salento – in questo senso – non può dirsi certo un’isola felice. Il «quadro» leccese dell’indigenza, infatti, è preoccupante anche se lascia ben sperare per il futuro grazie alla straordinaria solidarietà che si è innescata proprio a seguito del covid. Lo conferma don Nicola Maculli, l’attivissimo responsabile della Caritas Diocesana. Il sacerdote, non senza un pizzico di commozione, racconta una storia che è l’emblema di quanto sta accadendo.

«È venuto da noi un padre di famiglia, con moglie e due figli. Ci ha chiesto del cibo. Era stato costretto a chiudere la sua attività e non aveva di che mangiare. Un uomo dignitoso, per il quale non è stato facile chiedere un aiuto a noi» dice don Nicola. «Con altrettanta dignità - aggiunge il sacerdote – ha chiesto di poter fare qualcosa. Non gli andava di ricevere un aiuto senza dare niente in cambio. Ora, è diventato uno dei nostri volontari più attivi». Non è un caso isolato tra le oltre cento persone che ogni giorno ricevono dalla Caritas un pasto caldo a mezzogiorno e di sera nelle due mense e le duecentocinquanta e passa che invece si rivolgono ai cinque punti ristoro per un panino, acqua, frutta e dolcetto. Un impegno che la dice lunga, quello dei volontari che gravitano intorno alla Diocesi retta dall’arcivescovo Michele Seccia, il Pastore della chiesa di Lecce che in quanto a solidarietà è un modello per la comunità religiosa (e non solo quella religiosa) salentina.

Le cifre

Le cifre della Caritas parlano da sole. Don Nicola spiega che «sono 7500 mediamente le persone che mensilmente si rivolgono alle strutture messe a disposizione della Diocesi. Per il quaranta per cento si tratta di italiani che chiedono cibo, ma anche contributi per pagare le bollette o per prestazioni sanitarie. In tempi di Dad, poi, si è aggiunta un’altra legittima esigenza a cui forse avrebbe dovuto pensare lo Stato: tablet o pc ai ragazzi che non potevano permettersi soldi da investire nelle tecnologie che troppo frettolosamente hanno cambiato la didattica. «Sono tutte persone che incrociamo e ascoltiamo» sono le delicate parole del responsabile della Caritas, usate al posto delle forse più appropriate «aiutiamo» e (in più di qualche caso) «salviamo». Don Nicola, però, ama sottolineare che la distribuzione è non è l’unico obiettivo della Caritas e, soprattutto, non è l’unica esigenza. Si chiamano (non a caso) centri di ascolto e non offrono generi di prima necessità ma «cuori aperti», aperti all’istanze (anche le più strane) di chi non ha nessuno per parlare, confidarsi, stare insieme.
Centri di ascolto Parlando si scopre soprattutto che tanti poveri non chiedono soltanto un pasto caldo o un’elemosina. Chiedono lavoro: come manovali o come badanti.

«Quando manifestano questa volontà - spiega il responsabile della Caritas - cerchiamo di venire loro incontro anche con l’aiuto dei nostri parrocchiani e laddove è possibile affidiamo queste persone ad imprenditori o alle famiglie. Sono gli stessi, peraltro, che con un minimo di reddito, spesso non possono permettersi un affitto e allora decidono di vivere insieme, nella stessa casa, dividendo le spese. Anche in questo cerchiamo di venire incontro. Non è facile, la diffidenza è tanta ma, per fortuna, anche la solidarietà non manca». La fotografia sulla povertà in Italia viene scattata annualmente dalla Caritas nazionale con il suo Rapporto. Dati che rispecchiano perfettamente la realtà salentina. Nell’ultimo anno a Lecce è salita la quota di chi vive forme di povertà croniche: più di una persona su quattro è accompagnata da lungo tempo e con regolarità dal circuito delle Caritas diocesane e parrocchiali. E preoccupa la situazione dei poveri «intermittenti», cioè di coloro che oscillano tra il «dentro-fuori» dell’assistenza offerta con i servizi della rete Caritas.
Chi sono i poveri? Tra le povertà “croniche” ci sono importanti differenze legate all’età e le persone incontrate hanno un’età media di 46 anni. La maggior parte delle persone che hanno chiesto aiuto ha soltanto la licenza di scuola media inferiore. Oltre il sessanta per cento degli assistiti dichiara di avere figli; tra loro quasi un terzo vive con figli minori, a significare un livello elevato di povertà minorile.
Rispetto alle condizioni abitative, oltre il sessanta per cento delle persone «incontrate» vive in abitazioni in affitto, ma c’è anche chi è ospitato temporaneamente o stabilmente da amici (7,4%), chi dichiara di essere privo di un’abitazione (5,8%) o ospitato in centri di accoglienza (2,7%).
Le persone senza dimora incontrate dalle Caritas nell’ultimo anno a Lecce sono state 22.527, per lo più uomini, stranieri, celibi, con un’età media di 44 anni.
Reddito di cittadinanza «Una riflessione va riservata all’impatto del Reddito di Cittadinanza - spiega don Maculli -. Di certo ha migliorato la situazione di molte famiglie, anche se più di qualcuno continua ad usufruire dei nostri servizi: soprattutto quando si tratta di famiglie numerose. In materia di Reddito di Cittadinanza la Caritas ha avanzato una serie di proposte per il suo riordino: migliorare la capacità di intercettare la povertà assoluta; prevedere un pacchetto complessivo di interventi per ampliare o restringere alcuni criteri di accesso; migliorare e rafforzare i servizi e le azioni per l’inserimento lavorativo e per l’inclusione sociale».
«Al reddito di cittadinanza si aggiungono i buoni spesa del Comune - spiega ancora il responsabile della Caritas - che si è rivelato importante anche se solo momentaneo».
«La povertà comunque - conclude il sacerdote - non scompare. E bisogna dire che il covid è servito a capire come affrontare un’emergenza. Ora siamo più preparati, nella consapevolezza di non essere più soli ma di poter contare su una solidarietà sensibilmente aumentata».

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