La Puglia potrebbe diventare (tra quattro anni) l’approdo europeo di un secondo gasdotto: è l’effetto del decreto del 26 marzo scorso con cui il ministero della Transizione ecologica ha prorogato i termini per l’avvio e la realizzazione del «Poseidon», l’infrastruttura progettata per far arrivare in Italia il metano estratto nel Mediterraneo orientale, nelle acque tra Cipro e Israele. L’approdo di questo nuovo “tubo” è previsto a Otranto, a soli venti chilometri da Melendugno, dove è già operativo il terminale della conduttura del Tap. Questo orientamento ribalta i precedenti posizionamenti del governo giallorosso dell’ex premier Giuseppe Conte.
Nel provvedimento ministeriale è specificato che «i termini per la realizzazione del progetto Metanodotto Igi Poseidon tratto Italia sono così prorogati: il termine per l’avvio dei lavori è prorogato al primo ottobre 2023, e il termine per la fine lavori è prorogato al primo ottobre 2025». Il decreto del ministro Roberto Cingolani sposa la filosofia produttivista che sta caratterizzando l’esperienza del governo guidato da Mario Draghi e rende quindi realizzabile il progetto Eastmed, sostenuto da Israele, con Usa e Ue.
La società che cura il progetto, la Igi Poeseidon, è composta dall’azienda di stato greco Depa, e dalla Edison, braccio italiano dei francesi di Edf.
Nel processo di decarbonizzazione, la Puglia diventa così uno snodo essenziale: il governo ha una road map che prevede di arrivare all’uso maggioritario delle rinnovabili riducendo e/o azzerando prima l’uso del carbone, poi quello del petrolio e solo alla fine quello del gas. Gas che nella regione potrebbe anche essere utilizzato per la produzione dell’acciaio nello stabilimento di Taranto.