LECCE - Violenze e molestie sessuali da parte del padre e dello zio; e nel caso si fosse rifiutato di assecondare le loro perversioni il piccolo sarebbe stato picchiato, preso a calci, bruciato con cicche di sigaretta, ricoperto di escrementi e saliva. Un orrore senza fine, per il quale ora la giustizia ha presentato il conto: otto anni di carcere per il padre, otto anni e quattro mesi per lo zio, entrambi di un comune limitrofo a Galatina.
Questo il verdetto pronunciato ieri dal gup Cinzia Vergine, che ha ridotto di poco le richieste di condanna del pubblico ministero Maria Rosaria Micucci, che aveva invocato una pena di dieci anni per il padre e nove per lo zio. Le accuse contestate sono gravissime: maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale aggravata in concorso.
Le condotte sarebbero andate avanti per ben due anni, dal 2015 al 2017: e cioè da quando il piccolo aveva appena tre anni.
A dare l’incipit all’inchiesta è stata la denuncia presentata alla caserma dei carabinieri dalla madre del bambino, da diverso tempo separata dal coniuge, assistita dall’avvocato Roberto Tarantino.
Il figlio, infatti, le avrebbe raccontato di presunti abusi e vessazioni subite quando si trovava insieme allo zio, nella casa dei nonni paterni oppure in un casolare di campagna di proprietà degli stessi.
Si parla di veri e propri atti sessuali, che il minore sarebbe stato costretto a subire per non essere picchiato o percosso. Ma c’è di peggio: si fa riferimento anche a sculacciate, pizzicotti, bruciature di sigaretta sul corpo. E ancora, fango, escrementi e saliva spalmati addosso al bambino.
Gli imputati erano assistiti dagli avvocati Francesco Calabro e Francesco Spagnolo.
Intanto madre e figlio si sono allontanati dal Salento e trasferiti nel Nord Italia.