LECCE - Regione e Asl di Lecce nel mirino per la mancata attivazione del Dipartimento d’emergenza e accettazione (Dea) dell’ospedale «Vito Fazzi», i cui 300 posti letto sono destinati dal piano di emergenza regionale ai pazienti affetti da Coronavirus.
A ritardare l’apertura del Dea, che potrebbe avvenire nel giro di una decina di giorni, sono alcuni intoppi burocratici, legati al serbatoio criogenico contenente l’ossigeno per il rifornimento della struttura.
L’allarme è stato lanciato da più parti, a cominciare dal Tribunale per i diritti del malato (Tdm).
«A breve – dice la responsabile del Tdm di Casarano, Cristina Lezzi – dovrebbe essere attivato il Dea di Lecce, ma sappiamo che poteva essere operativo già da fine febbraio, se non fosse stato smontato il serbatoio criogenico, per rimontarne un altro di altra ditta. Questa decisione ci lascia molto perplessi, dal momento che, se si fosse lasciato il primo serbatoio, già provvisto di gas medicali, avremmo potuto avere nell’immediato più posti da dedicare ai casi di coronavirus».
A ricostruire la vicenda nel dettaglio sono i pentastellati Daniela Donno, Iunio Valerio Romano, Soave Alemanno, Leonardo Donno, Barbara Lezzi, Dino Mininno e Diego De Lorenzis, che rammentano come l’Asl abbia preso in carico il serbatoio lo scorso 21 dicembre, dopo le operazioni di collaudo, e come Emiliano, con ordinanza del 6 marzo, ne abbia disposto la rimozione urgente, allo scopo di consentire a un’altra azienda, nel frattempo contattata dalla Asl, di installarne uno nuovo. Si tratta dell’azienda che già fornisce i gas medicinali al «Fazzi».
«Ciò nonostante, a tutt’oggi – incalzano i grillini – il serbatoio non è stato installato, né risulta si sia completata la procedura amministrativa relativa alla fornitura del farmaco da parte della società. In questo momento non possono avere rilevanza i tecnicismi, né i tatticismi di qualsivoglia origine, deve prevalere esclusivamente la tutela del diritto alla salute».
I 5Stelle chiedono «l’adozione di provvedimenti urgenti e straordinari».
«Riteniamo che sia improrogabile – aggiungono – non solo aprire il Dea, ma anche richiedere l’intervento delle Forze armate nel nostro territorio, come ausilio e supporto al personale sanitario già stremato e al limite del collasso, con l’istallazione di ospedali da campo».
Sulla questione interviene anche il senatore leghista Roberto Marti.
«Il Dea – precisa Marti – è una struttura costata 75 milioni e 400 mila euro e già inaugurata due volte. All’interno sono disponibili circa 300 posti letto, che devono funzionare subito. Se i numeri della pandemia continueranno a salire anche a Lecce, presto non sapremo più dove mettere i malati. Ci pensi un commissario a superare tutta la burocrazia. Non possiamo consentirci più alcun ritardo».
In effetti, l’attivazione dei nuovi posti letto del Dea è quanto mai urgente, anche alla luce dei casi di positività che si stanno riscontrando tra il personale medico e paramedico. La carenza di personale, associata alla saturazione dei posti letto, rischia di far collassare l’intero sistema sanitario salentino. Non a caso l’Ordine dei medici di Lecce ha lanciato la campagna #medicosempre, con la quale si chiede ai medici in pensione la disponibilità a tornare in servizio per sostituire i loro colleghi in quarantena, in particolar modo nella medicina di gruppo. Su proposta di alcuni iscritti, l’Ordine sta procedendo alla compilazione di un elenco di medici, pensionati e non, che intendano dare il loro contributo, su base volontaria. L’elenco sarà fornito alla Asl.

Le denunce di Tribunale del Malato, M5S e Lega attaccano la Regione: serbatoio smontato per metterne uno di un’altra ditta
Martedì 17 Marzo 2020, 15:14
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