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Nardò, addio al Mind the Gap: nelle sue sale arrivano involtini e pollo «made in China»

 
Biagio Valerio

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Biagio Valerio

Nardò, addio al Mind the Gap: nelle sue sale arrivano involtini e pollo «made in China»

Chiude lo storico luogo della movida ora rilevato da un imprenditore del paese del dragone. Contratto, licenza e arredi acquistati per oltre cinquantamila euro

Martedì 07 Gennaio 2020, 10:10

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LECCE - La squisita e rinomata pizza mediterranea lascia strada al riso alla cantonese, che appartiene ad una tradizione culinaria orientale per eccellenza. Succede a Nardò dove, ancora una volta, un caposaldo dell’imprenditoria nostrana lascia il passo ad una attività cinese. E sono veramente le pietre miliari della città ad essere acquisite, in una incessante attività di conquista territoriale e culturale da parte degli imprenditori venuti da lontano. A cadere, sotto i colpi e le offerte di decine di migliaia di euro, questa volta è il Mind The Gap, storico luogo di aggregazione per i giovani neritini. Un ampio spazio che un imprenditore ispirato volle ricreare intorno alle suggestioni dell’epoca in cui il locale nacque: la Londra moderna, che il ristoratore aveva voluto ricreare in ogni particolare. Ma anche un vuoto esistenziale (l’espressione «mind the gap» si ritrova in grandi cartelli nella metropolitana londinese e mette in guardia sul vuoto che divide la banchina dalle porte del treno) che l’uomo, in quel momento storico, stava sperimentando a causa di una vicenda intima e personale. Il locale ha fatto la storia della città per almeno una quindicina d’anni. Ora tutti questi significati, e questo senso profondo del luogo, andranno a scomparire.

Gli imprenditori cinesi, infatti, hanno rilevato contratti del locale, licenze e persino tutti gli arredi per una somma notevole, compresa tra i 50 ed i 100mila euro. Dal primo gennaio hanno iniziato le attività di riconversione del locale che, considerata la loro efficienza, in poche settimane sarà pronto per far gustare pollo alle mandorle, involtini primavera ed altre specialità cinesi e giapponesi. Come il sushi. L’ipotesi di una riapertura velocissima non è peregrina. Il gruppo imprenditoriale, infatti, sarebbe lo stesso ad aver rilevato, pochi mesi fa, un altro gioiello della città legato ad una famiglia neritina dalle solide radici imprenditoriali: il Brikò, grande magazzino del tempo libero. In pochi giorni gli imprenditori cinesi lo hanno convertito in uno store «tipico» della loro offerta commerciale. Ed è diventato «Hong Kong» (mantenendo, però, i colori bianco e rosso dell’illustre predecessore) fiera dell’abbigliamento low cost, degli oggetti in plastica e dell’elettronica, moltissimi di fascia di spesa medio bassa. Il contratto con il precedente gestore del locale, un imprenditore neritino molto attivo nel campo della ristorazione, è terminato il 31 dicembre scorso. E la suggestione che l’occasione suggerisce appare scontata: con l’avvento della Brexit, cioè con l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, anche un pezzo di vecchia Inghilterra lascia definitivamente Nardò per fare spazio ai nuovi colonizzatori che porteranno in città una cultura gastronomica sconosciuta ai più.

L’ubicazione del locale, che ha fatto la fortuna della vecchia gestione perché si trova praticamente tra Nardò e Galatone ed è facilmente fruibile da un bacino d’utenza di oltre 50mila persone, faciliterà sicuramente la conoscenza del «cambio della guardia». Ma a vigilare non ci sarà più il ricordo del corpo delle Coldstream Guards, le guardie di «Sua Maestà» coll’altissimo colbacco di pelliccia, ma il drago cinese.

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