LECCE - Il medico di guardia non gli può prescrivere i farmaci e lui lo aggredisce. È accaduto giorni fa a Muro Leccese. Il professionista di turno è stato aggredito verbalmente, offeso e minacciato pesantemente per non aver prescritto a un paziente alcuni farmaci rientranti nelle limitazioni imposte dalla Asl di Lecce.
Non è la prima volta che in provincia accadono episodi simili. Non molto tempo fa si sono verificati casi analoghi a Taviano. Sulla vicenda interviene il presidente dell’Ordine provinciale dei medici, Donato De Giorgi, che insieme alla commissione «Disagio lavorativo» denuncia quanto avvenuto.
«L’elenco ormai senza fine di queste squallide azioni è frutto di un insopportabile malessere, più volte rappresentato alle istituzioni, in particolare Asl e prefetto, anche nell’ambito dell’Osservatorio istituito per tale problematica». Gli episodi di violenza, per l’Ordine, hanno all’origine diversi fattori: «Il disagio di persone emarginate e fragili che non trovando risposte adeguate nella società spesso si riversano nelle strutture sanitarie deputate all’urgenza; le pretese illegittime di cittadini con richieste di prestazioni non erogabili o pretesa di guarigioni e risultati impossibili, ritenendo i medici l’unico front office di un sistema sanitario più complesso e spesso in affanno».
I medici salentini si dicono non più disposti a tollerare in silenzio le aggressioni e chiedono azioni rapide e adeguate. «Riteniamo necessario portare a compimento di legge la proposta per cui ogni aggressione a un operatore sanitario, in quanto pubblico ufficiale, sia perseguita con automatismo legislativo e con incremento delle pene previste». Necessaria anche una capillare informazione sul corretto utilizzo delle strutture sanitarie. E una rivisitazione dell’organizzazione della continuità assistenziale, per dare sicurezza e dignità ai medici. «Serve - chiudono - assicurare il rispetto dovuto a chi, dopo un percorso formativo e professionale tra i più lunghi e difficili, garantisce le cure più adeguate per la salute di tutti, sia pure tra mille difficoltà, carenze, delegittimazioni anche mediatiche, ristabilendo un ruolo culturale e professionale insostituibile».