Il fascicolo sulla morte di Tiziana Franchini viene rispolverato. Lo ha disposto la Procura di Potenza, che ai carabinieri della stazione di Lecce-Principale ha ordinato di acquisire il fascicolo delle indagini relativo alla morte della donna, di 38 anni, avvenuta l’8 aprile del 2011 nel reparto di Rianimazione del «Fazzi», pochi giorni dopo aver partorito la sua seconda figlia.
La riapertura del caso è la conseguenza della tenacia del marito, Raffaello Rizzo, che, dopo l’archiviazione, non si è arreso e ha inviato una lettera alla Procura della Repubblica di Potenza chiedendo di verificare se tutti i tasselli del puzzle fossero al posto giusto. Un suo appello alla verità è stato pubblicato il giorno della festa della mamma sulle colonne della Gazzetta. «La madre dei miei figli è morta una seconda volta quando il Tribunale ha archiviato il caso senza però fornire una verità e troppe sono le domande senza risposta sul perché si muoia ancora di parto».
Nella lettera inviata alla Procura di Potenza, Raffaello Rizzo ha evidenziato le incongruenze rilevate dal consulente di parte Cosimo Lorè, professore di Medicina legale dell’Università di Siena, nelle conclusioni della perizia disposta dalla Procura e che, poi, è sfociata nella richiesta di archiviazione accolta dal gip.
L’acquisizione del fascicolo è avvenuta l’altro giorno. A disporla è stato il sostituto procuratore Matteo Soave.
«Sono fiducioso» è il commento di Raffaello Rizzo che, proprio l’altro giorno è tornato negli uffici della stazione dei carabinieri per depositare ulteriore documentazione. Carte che ricostruiscono le ultime ore di vita di Tiziana Franchini. Era il 27 marzo 2001 quando un’ambulanza la trasportò al «Fazzi». Poi il taglio cesareo d’urgenza e alle 20.15 nacque la secondogenita. La gioia fu breve, brevissima. Fu oscurata da un misterioso mal di testa, sempre più insopportabile. Dopo due giorni arrivò la diagnosi: emorragia cerebrale. Poi lo stato di coma, quindi la morte.