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Voti in cambio di case popolari: Monosi chiede fine domiciliari

 
Francesco Oliva

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Francesco Oliva

sede tribunale di Lecce

L'ex assessore comunale ha presentato un'istanza per la revoca della misura cautelare

Sabato 09 Marzo 2019, 10:57

Riprova a riprendersi quella libertà che da mesi cerca di riguadagnare Attilio Monosi agli arresti domiciliari dal 7 settembre scorso nell’inchiesta sugli alloggi popolari. Gli avvocati difensori Luigi Covella e Riccardo Giannuzzi, infatti, hanno depositato una nuova istanza di scarcerazione per l’ex assessore al Bilancio del Comune di Lecce che sarà vagliata dal gip Edoardo D’Ambrosio non appena sarà depositato il parere (comunque non vincolante) dei pubblici ministeri Roberta Licci e Massimiliano Carducci. La decisione è prevista nei prossimi giorni.

È ragionevole supporre che la nuova istanza si basi sulle stesse motivazioni già discusse in Cassazione: attenuazione delle esigenze cautelari alla luce del tempo trascorso dal blitz; i sei mesi trascorsi ai domiciliari e la mancanza del rischio di reiterazione del reato perché Monosi ha ormai tagliato tutti i contatti con la politica. In questi mesi, più e più volte, l’ex assessore ha chiesto la revoca degli arresti ma le varie istanze, appelli e ricorsi sono stati sempre puntualmente rigettati. Un punto in favore della difesa, però, è arrivato nelle scorse settimane quando i giudici della sesta sezione della Corte di Cassazione hanno annullato con rinvio per difetto di motivazione l’ordinanza di custodia cautelare del Tribunale del Riesame per Monosi così come per l’ex funzionario Pasquale Gorgoni e il già consigliere comunale Antonio Torricelli (quest’ultimo tornato in libertà sabato scorso passando dal Tribunale del Riesame). Il 9 gennaio, invece, era stato un altro gip, il giudice Giovanni Gallo (che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare), a rigettare l’istanza di scarcerazione per Monosi perché - scriveva nell’ordinanza, “l’indagato, nonostante le dimissioni da consigliere, ha ancora la possibilità di reiterare condotte offensive approfittando della rete di complicità in seno alla compagine in cui ha operato per anni”.

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