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Lecce, Ok alla manovra e poi dimissioni: È il Salvemini-day

 
Fabio Casilli

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Fabio Casilli

Salvemini minacciato ora indaga la Polizia

Per le 10 è convocato il Consiglio che dovrà approvare il riequilibrio di Bilancio. Se non si dimetterà il sindaco, lo farà la maggioranza dei consiglieri comunali

Lunedì 07 Gennaio 2019, 09:25

LECCE - Prima il via libera alla manovra di riequilibrio dei conti e poi la resa dei conti politica. Che porterà alle dimissioni del sindaco Carlo Salvemini o - in alternativa - alle dimissioni in massa dei 14 del centrodestra più i tre di «Prima Lecce». In 17, infatti, sarebbero pronti a firmare l’addio all’aula di palazzo Carafa davanti al segretario generale del Comune. In questo caso, però, i dimissionari avrebbero chiesto precise «garanzie politiche»: che il futuro candidato sindaco sia scelto all’unanimità da forze e movimenti di centrodestra; e, se così non sarà, dovranno essere le primarie a sceglierlo, evitando le guerre fratricide del passato.

Il giorno del giudizio per l’Amministrazione Salvemini è quindi arrivato. La sua manovra per evitare il dissesto del Comune sarà oggi approvata tra malumori e astensioni. Nessuna assenza «strategica», a quanto pare. Perché, in passato, sono state proprio quelle a salvare il primo cittadino, eletto nel giugno del 2017 con una maggioranza di centrosinistra. Quest’ultima, poi, sottratta dalle sentenze del Tar prima e del Consiglio di Stato poi. Tant’è che, nel marzo dello scorso anno, per poter continuare a governare la città, Salvemini ha dovuto siglare il cosiddetto «Patto per la città») con i tre fuoriusciti del centrodestra: Antonio Finamore, Laura Calò e Paola Gigante. Già da tempo, però, questi ultimi sono tornati tra le file dell’opposizione.

I numeri dicono che il centrodestra più i tre di «Prima Lecce» arrivano a quota 17 consiglieri sui complessivi 32. Numeri sufficienti per mandare a casa Salvemini. Ma il centrodestra non vorrebbe arrivare a tanto per non dare al sindaco uscente il vantaggio di ripresentarsi, alle sempre più probabili elezioni di primavera, come una «vittima». «Non mi hanno fatto governare, hanno bloccato il cambiamento in città», potrebbe rivendicare Salvemini davanti all’elettorato leccese.
Per quanti si oppongono all’Amministrazione in carica si aspettano le dimissioni del primo cittadino. «Cosa farò dopo il Consiglio di lunedì? Vedremo. Aspetterò il voto e poi trarrò le conseguenze», ha ribadito, giorni fa, Salvemini. Mentre, qualche ora dopo, è stato Finamore a sollecitarlo: «Si dimetta, perché non ha più i numeri per governare». Se Salvemini, dopo l’ok di oggi alla manovra di riequilibrio (e il precedente salvataggio della Lupiae Servizi), decidesse di presentare le proprie dimissioni, avrebbe poi, eventualmente, 20 giorni di tempo per ripensarci e, quindi, per ritirarle, in base alla legge. Se si dimetterà la maggioranza dei consiglieri, l’Assemblea si scioglierà, il sindaco andrà a casa e arriverà subito un commissario.

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