Sabato 06 Settembre 2025 | 08:20

Nel ‘43 raid tedesco sul porto di Bari

 
Annabella De Robertis

Reporter:

Annabella De Robertis

Nel ‘43 raid tedesco sul porto di Bari

Colpita nave Usa carica di iprite: è strage

Sabato 03 Dicembre 2022, 10:59

«La Gazzetta del Mezzogiorno» del 3 dicembre 1943 riporta in prima pagina la notizia dell’offensiva aerea alleata in atto in Olanda e nel Belgio. Non si legge neanche una parola, però, su quanto avvenuto la sera prima a Bari. Siamo nel pieno del secondo conflitto mondiale. L’Italia, tre mesi prima, ha siglato l’Armistizio con gli anglo-americani: il vecchio alleato, la Germania, è adesso il nostro nuovo nemico. L’obiettivo dei tedeschi è distruggere le strutture logistiche più importanti per gli Alleati sul fronte adriatico: tra queste c’è il porto di Bari, principale base dei rifornimenti dell’VIII Armata britannica, impegnata nei Balcani e in Grecia, che le truppe naziste in ritirata hanno già tentato di sabotare, ma invano, il 9 settembre 1943.

La difesa del porto di Bari da parte delle truppe comandate dal generale Bellomo ha costituito un enorme vantaggio per gli Alleati. Nel capoluogo pugliese arrivano convogli di navi mercantili inglesi, americane, norvegesi, danesi, cariche di materiale bellico pericoloso e di attrezzature logistico-sanitarie. La sera del 2 dicembre, però, il porto e la città sono, incautamente, perfettamente illuminate: la disattenzione inglese e la violazione delle norme dell’oscuramento hanno conseguenze disastrose.

Alle 19.30 un raid tedesco, dopo aver colpito diverse zone della città, si concentra sul porto e provoca l’affondamento di circa 20 navi alleate. Eisenhower descriverà quella del 2 dicembre ‘43, a Bari, come la più grave perdita inflitta da un attacco aereo all’esercito americano, nell’intera campagna del Mediterraneo e in Europa. Le bombe, dunque, colpiscono anche il borgo antico e il quartiere murattiano: vengono distrutte un gruppo di case a ridosso della Caserma Regina Elena, sulla via di Santa Chiara, ed alcune abitazioni vicino alla Cattedrale. Si conteranno, alla fine, circa 180 vittime civili. Ma ancora non basta, perché ciò che accade quella sera a Bari non è un semplice bombardamento.

Una delle navi colpite, la «John Harvey», trasporta armi di ogni tipo e bombe contenenti un gas letale: l’iprite. L’utilizzo di armi chimiche è vietato: pertanto, il tentativo americano di tenere nascosta la presenza del «mustard gas», aggrava il bilancio del disastro, provocando centinaia di morti nelle truppe alleate. Molti soldati muoiono dopo il raid perché inconsapevolmente esposti all’iprite: il personale sanitario, non allertato, non può offrire tempestive cure per le contaminazioni. La censura alleata non solo impedisce la diffusione della notizia ma ostacola l’adeguato soccorso dei feriti e aggrava il bilancio delle perdite di militari e civili.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)