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«Scoperta del secolo»: irrompe dal passato l’Uomo di Altamura

«Scoperta del secolo»: irrompe dal passato l’Uomo di Altamura

 
Annabella De Robertis

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Annabella De Robertis

«Scoperta del secolo»: irrompe dal passato l’Uomo di Altamura

Venerdì 25 Novembre 2022, 10:13

È il 25 novembre 1993. Sulle pagine de «La Gazzetta del Mezzogiorno» si parla della «scoperta archeologica del secolo».

Si tratta del ritrovamento dei resti di uno scheletro umano del Paleolitico, avvenuto qualche tempo prima in territorio pugliese. È già noto alle cronache come l’«uomo di Altamura», ma in quei giorni non è ancora possibile datare con certezza le ossa. Ecco il racconto apparso sul quotidiano: «La straordinaria scoperta si deve all’attività pluriennale di alcuni speleologi raggruppati sotto le insegne del Cars (Centro altamurano ricerche speleologiche) e del Gruppo speleologico Vespertilio Cai di Bari. La grotta di Lamalunga si apre nelle alte Murge baresi, pochi chilometri a nord-est dell’abitato di Altamura, in un paesaggio severo caratterizzato da bassi rilievi calcarei privi di vegetazione destinati ancora in parte al pascolo e intervallati da ristrette aree pianeggianti di fondovalle destinate a seminativo. Tutta la zona è caratterizzata da accentuati fenomeni di carsismo superficiale e profondo, di cui la grotta appena scoperta rappresenta uno degli elementi più significativi, sviluppandosi a poca profondità dalla superficie, fino ad un massimo di circa trenta metri.

La sua esplorazione, particolarmente disagevole, avviene attualmente attraverso un pozzo artificiale profondo circa nove metri, che dopo una strettoia immette in una sala di crollo e in una galleria principale. E da questa ancora in una serie di gallerie secondarie di varie ampiezze, solo in parte esplorate o esplorabili. In diverse zone della galleria principale si rinvengono concentrazioni di resti paleontologici. In un piccolo vano, ad oltre sessanta metri dall’ingresso attuale, si conservano numerosi resti umani, parzialmente fossilizzati, attribuibili con ogni probabilità ad un unico individuo, il cui cranio risulta incastrato in posizione capovolta, al di sotto di una serie di stalattiti. La maggior parte delle ossa è integra, anche se non in connessione anatomica. Resti di almeno un altro individuo, meno ben conservato, sono stati riconosciuti in un anfratto secondario della grotta». Si tratta di una delle più straordinarie scoperte paleontologiche effettuate in Italia. Oggi è possibile identificare i resti come appartenenti a un «Homo neanderthalensis», vissuto tra i 180.000 ed i 130.000 anni fa. Gli studiosi hanno ipotizzato che l’uomo sia caduto, durante una battuta di caccia, in uno dei tanti pozzi carsici presenti in zona, riportando fratture e ferite: da allora il suo corpo è rimasto nella grotta, a 8 metri di profondità, e le sue ossa sono state inglobate nelle concrezioni calcaree fino alla scoperta di ventinove anni fa.

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