In Puglia e Basilicata
Accadde oggi
07 Luglio 2022
Annabella De Robertis
A tutta pagina su «La Gazzetta del Mezzogiorno» del 7 luglio 1941, in prima ovviamente, appare la notizia: «I tedeschi assaltano la linea Stalin. I prigionieri sovietici saliti a 300mila. 18 treni e 500 autocarri russi annientati in un solo settore. 281 apparecchi rossi distrutti in una giornata».
Cosa sia effettivamente questa Linea Stalin si tenta di spiegare, con estrema difficoltà, nel breve articolo che segue: «Su questa Linea Stalin non si hanno notizie precise, come del resto su tutta la preparazione militare russa. I russi hanno costruito qualcosa di intermedio tra la Linea Maginot e la Linea Sigfrido. Infatti nella sua facciata esterna ricorderebbe la Linea Maginot, mentre avrebbe preso dalla Sigfrido l’elemento profondità: essa sarebbe infatti profonda cento chilometri. Teoricamente la Linea Stalin dovrebbe tagliare verticalmente l’intera Russia dal mar Bianco al mar Nero, ad occidente di Leningrado e di Mosca, passando per Smolensk e per Kiev».
Nelle pagine interne del giornale, tra gli editoriali e la cronaca locale, evidenti riquadri con caratteri in grassetto, collocati qua e là tra gli articoli, recitano: «Durante questa guerra gigantesco dovere fondamentale di ogni cittadino è: TACERE», nonché «Qualunque cittadino, di fronte a un chiacchierone o ad un propagatore di notizie interessanti la guerra, ha il dovere di intervenire consegnandolo all’autorità», oppure «Anche colui che credi tuo amico può essere una spia. TACI».
Propaganda e fake news, nonché strategie di guerra psicologica si alternano sulle pagine di tutti i quotidiani da quando, nel giugno 1940, l’Italia ha aderito al conflitto al fianco dell’esercito nazista. La priorità è mantenere saldo il fronte interno e neutralizzare i delatori.
In tempo di guerra, però, non si rinuncia al teatro: nelle pagine interne di cronaca cittadina leggiamo che a Bari, al Teatro Petruzzelli, alle ore 14.30 avrà luogo l’addio della «Compagnia Rascele» con l’applauditissima rivista «Quando non piove più. 15 quadri di Letico e Cotone», che prevede addirittura 30 artisti sulla scena.
La Compagnia di rivista è quella di Renato Rascel: grande attore e show-man, «Renatino», come verrà chiamato affettuosamente dal pubblico per la sua statura, era stato costretto dal fascismo ad italianizzare il suo cognome, considerato poco italico per la sillaba tronca, in Rascele.
A lungo calcherà le scene teatrali, cinematografiche e televisive italiane dopo lo guerra, riprendendo però con orgoglio il suo vero cognome.
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