«Le donne con il mare dentro sono vulcani inarrestabili». Così diceva Eric Tabarly uno dei più celebri navigatori solitari del secolo scorso. E aveva ragione. Chi può competere in tenacia con Isabelle Autissier o Ellen MacArthur, oggi le paladine della vela d'altura moderna. O, scavando nel passato, quale pirata può esser paragonato alle leggendarie Anne Bonnie o Mary Read le prime corsare in gonnella. Chi con uno sguardo era capace di mettere a tacere persino Jacques Cousteau, il padre della oceanografia moderna? Ancora una donna naturalmente! Parliamo di Anita Conti una tra le personalità più controverse e interessanti del Novecento. A vederla in fotografia a mezzobusto pare una damina qualsiasi, e, invece, fu una autentica «donna di mare», che conquistò sul campo la stima e l'amicizia dei pescatori con cui condivise pericoli, gioie e dolori durante numerose campagne di pesca, documentate da straordinari reportage.
Nel 1935 è assunta dall'Office Scientifique et Technique des Pêches Maritimes, dove collabora all'allestimento della prima nave oceanografica francese, la Président-Théodore-Tissier. L'incarico le dà la possibilità di condurre la vita che ha sempre sognato, navigando instancabilmente dall'Islanda a Terra-Nova, dalla Scozia allo Spitzberg, diventando - anche prima del leggendario Comandante Jacques Cousteau col quale più tardi collaborerà - una pioniera dell'oceanografia.
Nel 1939 si imbarca per la sua prima stagione di pesca al merluzzo nel mare di Barents; poi, è nella Manica e nel Mare del Nord, dove la sua conoscenza delle correnti è preziosa per le operazioni di sminamento effettuate da pescherecci requisiti per la circostanza.
Si trasferisce in seguito nelle coste occidentali dell'Africa insieme a buona parte della flotta peschereccia bretone, che non può più frequentare i mari attorno all'Europa in guerra. Nel 1943, è incaricata dal governo di Algeri di studiare le tecniche di pesca tradizionali africane; nel 1946 darà vita ad una esperienza di pesca agli squali in Guinea, ispirandosi alle tecniche nordiche per l'affumicamento del pesce.
Nel 1952, si imbarca sul peschereccio Bois-Rosé per condividere la dura vita dei pescatori sui Banchi di Terranova, filmando e fotografando le campagne di pesca al merluzzo. Ne verrà fuori il libro Racleurs d'océan (I raschiatori del mare).
Nel 1957, esce Géants des mers chaudes, che racconta la sua esperienza nei mari africani; tra 1958 e 1959 lavora con Cousteau alla realizzazione del museo oceanografico francese; nel 1960 è in Adriatico per alcuni esperimenti di acquacoltura. I viaggi tra 1960 e 1970 daranno vita al suo ultimo libro, L'Océan, les Bêtes et l'Homme (1971): racconti realistici e pedagogici, ma anche poetici e lirici, alla gloria di questi uomini "in piedi nel mare".
Navigherà sinché ne avrà la forza; poi, passati i 70 anni, prende domicilio nel piccolo porto di Douarnenez, nel Finistère.
Ad Anita Conti è dedicata una mostra al Museo della Marineria di Cesenatico aperta sino al 6 gennaio prossimo (sabato, domenica e festivi: 10-12, 15-19). Una ghiotta occasione per ammirare anche il meraviglioso presepe galleggiante.
Info. museomarineria@cesenatico.it - 329-2107711 - 0547-672457 - www.museomarineria.eu
Nicolò Carnimeo
Venerdì 07 Dicembre 2007, 18:01
15 Maggio 2025, 16:57