A "fotografare" la condizione degli universitari che si accingono ad affrontare la sessione estiva è l'indagine realizzata dalla rivista "Campus", in edicola da domani, su 1.024 studenti, maschi e femmine, tra i 19 e i 26 anni, secondo la quale sempre più spesso ci si ammala di "stress da esame": basti pensare che gli studenti che affrontano con serenità l'esame di fine corso sono davvero una sparuta minoranza (7%).
Otto studenti su dieci (81%), infatti, in vista della sessione estiva si trovano a vivere un vero e proprio calvario: abitudini stravolte, tensione crescente e ogni genere di malesseri. In particolare, la metà degli intervistati ammette che la propria vita cambia decisamente tanto in questo periodo, mentre per ben il 35% cambia addirittura 'totalmentè. Il fatto è che l'84% degli studenti, per tutte le settimane che precedono gli esami, sta realmente male. Sei universitari su dieci (62%) vengono colpiti da insonnia cronica, oltre uno su due (54%) sperimenta crisi di panico più o meno frequenti, il 49% ha invece veri e propri attacchi d'ansia che nulla hanno a che vedere con la normale e sana preoccupazione del 'giorno prima degli esamì. Non solo. Per quattro su dieci (41%) la tensione accumulata si trasforma in una fiacchezza cronica che perdura poi per tutta l'estate, oppure frequenti e fortissime emicranie (29%) o ogni genere di disturbi psicosomatici (21%), mentre qualcuno sperimenta periodi di inappetenza (36%) seguiti da crisi di bulimia (16%).
I rimedi? Rigorosamente fai-da-te: da chi consuma litri di caffè e ogni sorta di energy drink pur di riuscire a tenersi sveglio (28%), a chi si limita a cambiare il proprio regime alimentare (22%) optando per una dieta ipercalorica, a chi ricorre agli integratori utilizzati dagli sportivi professionisti in vista della gara della vita (11%), spesso la cura è peggiore del male. Anche perchè è in preoccupante crescita la popolazione studentesca che, per resistere allo stress da esame, ripiega sull'alcol (16%) o ricorre a farmaci di ogni tipo (14%). Una pratica che per qualcuno, conclude Campus, diventa doping vero e proprio.
















