ROMA - Alla fine della giornata arriva anche qualche goccia di pioggia, ma ai giovani che oggi pomeriggio hanno manifestato a Roma contro la visita del presidente Usa George W.Bush poco importa. «Siamo con tutti coloro che sono privati della libertà. Siamo il popolo della pace», dicono con orgoglio dal palco di Porta San Paolo.
Un corteo - non più di 6-7 mila persone secondo la Questura, oltre 200 mila sostengono gli organizzatori - che è riuscito a isolare le frange più violente che ripetutamente sono state allontanate dai pacifisti. Grazie anche al comportamento degli agenti e dei militari delle forze dell'ordine, che, presenti in grande numero lungo tutto il percorso del corteo, non hanno mai risposto con la forza alle provocazioni e agli insulti arrivate da piccoli gruppi di manifestanti.
Maurizio Gubbiotti, del comitato "Fermiamo la guerra", alla fine della giornata esprime «grande soddisfazione per la partecipazione alla manifestazione che ha sconfitto la paura e le resistenze di molti». Sottolinea che è stato «dimostrato ancora una volta che il no alla guerra e il sì alla pace sono maggioranza nel Paese», nonostante «qualche scaramuccia ad opera di frange insignificanti e disinteressate». «Questi incappucciati non rappresentano solo una esigua minoranza del movimento ma ne sono assolutamente estranei: sono stati i giovani disobbedienti a chiedere loro di togliersi i cappucci», gli fa eco il segretario del Prc, Fausto Bertinotti, riferendosi ai giovani protagonisti dei momenti di tensione. E anche il leader della Tavola della Pace Flavio Lotti sottolinea che è stato il corteo, la gente, a cacciare i violenti: «un segnale importante che non può non essere notato».
Un corteo nel quale ha marciato la signora Anne Aldridge, quarantenne americana, dal 1984 in Italia, che sventola la bandiera a stelle e strisce e indossa una maglia nera con la scritta «Stop Bush» e il gioco di parole «Kerry to the Whitehouse». È venuta a Roma da Milano per dire no all'amministrazione Bush e per chiedere che al suo posto alla Casa Bianca ci vada John Kerry. Alla fine della giornata annuncia: «È andata benissimo. A parte un paio di stupidi che mi hanno gridato assassina e hanno definito la mia bandiera un simbolo di morte, non ho avuto alcun problema».
La marcia era partita intorno alle 15,30 da piazza della Repubblica. Ad aprire il serpentone una grande striscione con la scritta «No war - No Bush». Dietro Bertinotti, Vittorio Agnoletto e tanti altri.
C'è anche una enorme bandiera con i colori dell'iride, lunga decine di metri. I manifestanti si inginocchiano e firmano quello che diventa il vessillo simbolo della protesta contro Bush.
Come sempre accade in queste occasioni il corteo è un insieme quanto mai variegato. Con colori, lingue ed espressioni diverse. Ci sono i curdi con le bandiere del Pkk e lo striscione dei partigiani dell'Anpi. C'è anche Angelo Ruggeri, ha 65 anni e per 29 ha fatto il metronotte, presidente nazionale del movimento "L'altra Italia. Casa dei cavalieri di cuore senza frontiere". Si nota subito perché è l'unico con indosso una sorta di sandwich di stoffa: davanti una bandiera americana e dietro un tricolore con scritto «Libertà, giustizia, dignità e pace».
Ma il pomeriggio è segnato anche da qualche momento di tensione. Intorno alle 16 polizia e carabinieri bloccano l'accesso in Via del Plebiscito, dove c'è la residenza romana del presidente del Consiglio.
All'incrocio tra via Cavour e via dei Serpenti una cinquantina di incappucciati prova a sfilarsi dal corteo e spunta qualche bastone. Poco dopo però il gruppetto rientra nel serpentone principale.
La tensione sale invece in piazza Venezia. «Pochi manifestanti - spiegherà poi il prefetto Achille Serra - hanno lanciato alcune bottiglie, ma sono stati subito isolati e non c'è stata reazione da parte delle forze dell'ordine».
Alcune bottiglie vengono lanciate contro gli uomini della Guardia di Finanza schierati a difesa della residenza del console americano, nei pressi del Circo Massimo. Alcuni momenti di tensione anche davanti alla residenza dell'ambasciatore americano presso la Santa Sede dove un piccolo gruppo di persone si è distaccato dal corteo ed ha cercato di avvicinarsi alla palazzina. Subito le forze dell'ordine disperdono però i manifestanti. Il corteo però isola i violenti e arriva a Porta San Paolo. Ad accoglierlo le note dell'Internazionale e quelle di Patty Smith.
Molte le scritte e gli striscioni, tra i quali quello apparso a Porta Maggiore: «Bush, sei più infame di Capello», l'allenatore della Roma passato alla Juventus.
Venerdì 04 Giugno 2004, 11:43
24 Marzo 2025, 16:25