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I vescovi "cambiano" il matrimonio cattolico

I vescovi "cambiano" il matrimonio cattolico

 

Mercoledì 19 Maggio 2004, 20:40

02 Febbraio 2016, 18:59

ROMA - Anche il rito del matrimonio cattolico si adegua ai tempi, non cambia ma si rinnova adottando nuove parole e gesti, ma soprattutto sostituisce la formula tradizionale che per anni è stata pronunciata da milioni di italiani: dall'ultima domenica di novembre per chi si sposa in chiesa rimarranno i fiori d'arancio, le lacrime delle mamme e i vestiti bianchi, ma la storica frase dello scambio del consenso, «io prendo te in sposo o in sposa», sarà sostituita da una meno imperativa, e più tenera formula: «accolgo te... » come mia sposa o sposo.
È questa una delle novità varate dalla Conferenza episcopale italiana per il rito del matrimonio e presentate oggi dal segretario generale della Cei (Conferenza episcopale italiana), mons. Giuseppe Betori, in occasione della assemblea generale dei vescovi italiani, riuniti in questi giorni in Vaticano per parlare della parrocchia del futuro, ma anche del non facile rapporto con i mezzi di comunicazioni sociali.
Quello del rito del matrimonio non è l'unico testo che la chiesa italiana sta rivedendo, anche in relazione ai testi latini aggiornati pubblicati dal Vaticano: la Cei è infatti ancora in attesa della "recognitio" (il «via libera») della congregazione per il Culto per la revisione del lezionario che contiene le letture della messa, in pratica della Bibbia, mentre ha varato ora il nuovo ordinamento generale della terza edizione del messale romano.
Nel presentare l'adattamento e la traduzione italiana della seconda edizione latina del rito del matrimonio, che risale al 1990, mons. Betori ha detto che il testo del nuovo rito arriverà in libreria verso settembre e potrà entrare a regime per la prima domenica di Avvento (il 28 novembre). Il libretto verrà stampato inizialmente in una «versione da combattimento», in attesa della "recognitio", sul nuovo lezionario: quando si avrà anche la nuova versione della Bibbia si potrà avere il nuovo rito del matrimonio completo con tanto di letture. Intanto, però, si potranno già usare le nuove formule.
L'adattamento e la traduzione italiana della seconda edizione latina del rito del matrimonio è stata data il 29 aprile dalla congregazione vaticana. «Non si tratta di un nuovo rito - spiegano dalla Cei - ma di una revisione del rito esistente. Non è soltanto una traduzione del testo originale latino, ma di un suo adattamento alla situazione pastorale italiana, tenendo presente le diverse situazioni di coloro che chiedono di celebrare il matrimonio cristiano».
Tre sono infatti le «tipologie» identificate: il matrimonio tra persone che hanno già compiuto un significativo cammino di fede nella comunità parrocchiale. C'è poi chi pur essendo battezzato e non rifiutando esplicitamente la fede desidera la celebrazione di un matrimonio religioso, «pur non avendo maturato un chiaro orientamento cristiano e non vivendo una piena appartenenza alla chiesa». Infine sono considerati i matrimoni con una delle due parti che non è battezzata. Per questo specifico caso, non ci sono state novità rispetto alla traduzione latina.
Negli altri due casi ci sono stati due diversi capitoli nel nuovo rito. Il primo capitolo, per chi è religioso, si presenta «rispetto a quello attualmente in uso e all'edizione latina, con arricchimenti testuali e gestuali». In particolare, la Cei segnala «la memoria del Battesimo, la possibilità di collocare la benedizione sugli sposi dopo lo scambio degli anelli, la presenza di una nuova formula di preghiera di benedizione, diverse possibilità di scelta di formule sia per la manifestazione degli impegni, sia per lo scambio del consenso». È questo il caso del cambiamento della formula «io prendo te» in «io accolgo te».
Per chi è solo «vicino» alla religione, il secondo capitolo offre la possibilità, per altro già prevista, di celebrare il matrimonio della liturgia della parola, cioè senza la parte relativa all'eucarestia. Ha una articolazione con una «sequenza rituale più semplice e utilizza un linguaggio più immediato. Non si sono voluti però tralasciare gesti e testi significativi, quali la memoria del battesimo, lo scambio della pace e la consegna della bibbia. Tali elementi rituali intendono orientare gli sposi verso l'eucarestia che rimane sempre - conclude la Cei - fonte e culmine della vita cristiana».
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