BARI - La lotta al «gelo demografico» e la spinta all’occupazione femminile. Battaglie indispensabili a garantire le pensioni degli italiani. Ma per evitare un futuro di pensioni da fame, che dilagano e dilagheranno sempre più, specie in Puglia e nel Mezzogiorno, c’è una sola strada: aumentare i salari, sconfiggere la precarietà, i finti part-time, il lavoro nero.
Lo afferma senza tema di smentita Pasquale Tridico, economista e presidente dell’Inps.
Solo i migranti, come ha sottolineato, possono al momento salvare le pensioni degli italiani?
«È una questione di numeri. Oggi, in media, va in pensione chi è del 1960, quando i nati in Italia furono oltre un milione. Entrano invece nel mercato del lavoro i nati intorno al 2000, quando le nascite si erano già ridotte alla metà. E nel 2022 il crollo demografico si è ulteriormente accentuato, con meno di 400mila nati. Se questo trend negativo continuasse, è evidente che la sostenibilità del sistema sarebbe a rischio. Il gap si deve in qualche modo colmare».
La premier Meloni sostiene che, più che con gli immigrati, il problema della carenza di manodopera si risolve attingendo al serbatorio di lavoro femminile tuttora inutilizzato.
«Il tasso di occupazione femminile è indubbiamente troppo basso e occorre fare molto di più, a cominciare dal sostegno alla natalità. Sappiamo che laddove le donne lavorano di meno nascono meno figli. Al contrario, in Paesi come Svezia o Francia, che hanno attivato un mix di politiche fiscali, di sostegno al reddito e servizi per favorire l’occupazione delle donne, la natalità è risalita. Dopodiché, guardiamo al presente. Il tasso di fecondità è attestato all’1,2. Bisogna sicuramente cercare di portarlo verso l’1,5-1,6-1,7, ma sarà un processo lento e graduale, non possiamo immaginare che raddoppi da domani. Se anche avvenisse, il “miracolo” potrebbe contare su un numero di donne ben inferiore al passato, sempre a causa del calo demografico. Quindi inevitabilmente ci sarà un periodo in cui il numero di nascite continuerà a restare insufficiente. E siccome ci sono imprenditori, da Nord a Sud, che richiedono a gran voce manodopera, soprattutto in segmenti produttivi a basso contenuto tecnologico, oggi l’unica risposta sono i lavoratori stranieri»...