Uno studio enciclopedico sul maggiore tra i poeti moderni italiani ci affida Biagio Russo nell’opera in due volumi «Il labirinto di Leonardo Sinisgalli» edita dalla Fondazione omonima di Montemurro. Russo si è già occupato del poeta in varie circostanze, avendo diretto la Fondazione tra il 2010 e il 2020. Una passione e un’attenzione che lo hanno votato allo scavo di ogni minimo aspetto dell’attività del poeta e che ritroviamo in questi indici ragionati e accompagnati da un ricco corredo fotografico. Al fondo c’è la passione infinita di Russo per il poeta dell’Agri, la sua ricerca minuziosa di micro e macro documenti, fotografie, biglietti autografi, lettere, appunti. Fino a costruire un patrimonio ricco di novità e un libro fondamentale per chiunque intenda occuparsi della vita, della produzione, della scrittura di Sinisgalli. Un libro utile a dipanare la vita della società letteraria italiana dell’immediato dopoguerra. Ricco di una accurata bibliografia di e sull’autore. Un libro che in appendice offre anche un corredo biobibliografico di Vincenzo, fratello di Leonardo, al quale ha fatto per tutta la vita da aiutante.
Un antecedente altrettanto importante, Biagio lo fissa nella pubblicazione curata da Giuseppe Appella nel 1992, per le edizioni della Cometa, Leonardo Sinisgalli tra poesia e scienza, e il catalogo della mostra di Macerata, Le muse irrequiete del 1988, ma non trascura i molti interventi di Giuseppe Lupo e di Franco Vitelli, il saggio di Elio Filippo Accrocca, Ritratti su misura di scrittori italiani e articoli di vari settimanali tra cui «Epoca», «Il Tempo», «La Tribuna illustrata». Come ha rilevato Mimmo Sammartino in premessa ai volumi, Russo ha costruito «un’opera di ricapitolazione e riordino di frammenti già noti, ma con una sapiente integrazione di risvolti sin qui inesplorati o meno indagati». E aggiungerei con una sapiente collocazione di micro tessere nel puzzle tutto in costruzione della biografia di Sinisgalli. Per sistemare questo materiale documentario Russo segue gli spostamenti del poeta e i suoi molti rapporti con gran parte dell’intellettualità del suo tempo. Si parte da Montemurro, il luogo dove il poeta nasce il 9 marzo 1908 e dove trascorre l’infanzia, tra i vicoli e le piazzette, nel verde boschivo delle campagne e dello sterrato che unisce il paese alla diga del Pertusillo. Poi la partenza per Caserta, lo strappo dalla famiglia e dai luoghi amati, uno sradicamento traumatico e l’ingresso in collegio, dove condurrà gli studi, diviso tra nostalgia e ansia di apprendere. L’università a Roma, la scoperta della città, la solitudine della metropoli a cui Sinisgalli reagisce accostandosi a gruppi di poeti e pittori e rinunciando ad offerte importanti, come la chiamata di Enrico Fermi a far parte del suo gruppo di ricerca.
«Potevo trovarmi nel gruppo dei ragazzi che hanno aperto l’era atomica, preferii seguire pittori e artisti e rinunciare allo studio dei neutroni lenti e della radioattività artificiale».
Ma anche le prime esperienze sessuali con una «donna superba dalla magnifica mascella equina».
E infine Milano, l’incontro con la grande industria, il primo mescolamento tra poesia e impresa e la ricerca di connessioni tra mondi che appaiono divisi e in antitesi. Nasce insomma la metafisica della geometria e dei numeri che darà voce al Furor mathematicus, ad Architettura e Utopia e a molti articoli sparsi in vari giornali. Sinisgalli precede i tempi, nel momento in cui considera linee ascisse ordinate numeri parte del mondo e dell’esistenza, parte di quella geometria che pur occupando lo spazio si trasformano in concetti astratti e si fanno metafisica e logica del silenzio e della riflessione. Al punto che poesia e matematica dettano a Sinisgalli un’equazione nella quale si ritrovano nei simboli a + bj, a come l’ingegnere, b come il poeta e j il valore non calcolabile della genialità.
A Milano Sinisgalli offre secondo Camilleri alla Mondadori il colore del giallo, la veste che assumeranno i racconti polizieschi, fonda la rivista «Civiltà delle macchine», nelle cui pagine si incontreranno ingegneri e poeti, architetti e narratori, pubblicitari e pittori.
Amanuense certosino e impenitente, Biagio Russo si fa carico di seguire passo passo il poeta, da Montemurro a Milano, raccogliendo articoli, testimonianze marginali e stralci di lettere. Ma lo segue anche nei viaggi per il mondo, da Tripoli al Giappone e in America attraverso la corrispondenza inviata ad amici e all’amata Agnese. Tutto calato in un labirinto «gnoseologico ed esperienziale». Un patrimonio che ci spiega molte cose, per esempio il rapporto con Filippo Borra, figlio della prima moglie di Leonardo, Giorgia De Cousandier, quello con Agnese De Donato,il più complesso e misterioso, lo scarno rapporto con Scotellaro, tra il 1944 e il 1949, Rocco rivolto all’emancipazione contadina, Leonardo più introverso pur nel memorialismo costante, la Lucania lontana, i giochi giocati, l’infanzia, gli affetti dispersi lungo l’Agri . E poi la passione per il fumetto, per la cartellonistica e l’animazione pubblicitaria usate per diffondere i prodotti della Pirelli, dell’Eni, della Finmeccanica. E la passione senile per il disegno, scoperto come «il modo più diretto di scrivere la propria biografia».
Questi volumi di Russo ci dicono che Sinisgalli è un poeta ancora tutto da scoprire, proprio perché costruiscono i meandri di un labirinto nel quale l’offerta documentaria del curatore ci imprigiona, invogliandoci a gettare ponti, connessioni, rapporti e a ripensare nuove letture critiche. È ciò che realizza proprio Russo nel secondo dei volumi, dove ricostruisce una biografia del poeta avvalendosi di stralci da lettere, da racconti e appunti autobiografici e realizzando un romanzo avvincente e persino pruriginoso, almeno dove ricostruisce il rapporto complesso e non del tutto chiaro con la bellissima Agnese De Donato.