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Sisto: «Con il presidenzialismo i cittadini contano di più»

 
Michele De Feudis

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Michele De Feudis

Sisto: «Con il presidenzialismo i cittadini contano di più»

Il viceministro: «Stabilire subito i Lep, solo dopo l’autonomia»

Lunedì 16 Gennaio 2023, 15:14

Il governo guidato da Giorgia Meloni sta accelerando sul dossier delle riforme: si lavora e discute in queste settimane sull’opzione presidenzialista e sul rafforzamento delle autonomie regionali, e sia nella maggioranza che nell’opposizione ci sono molte sfumature e una dialettica accesa in merito alle innovazioni da introdurre. Il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto spiega così l’approccio della forza berlusconiana, che non mette in discussione la legittimità della proposta riformista, ma la persegue nella maniera “meno impattante” per il sistema istituzionale.

Senatore Sisto, il governo ha come banco di prova la realizzazione del programma riformista. L'autonomia è un caposaldo della Lega, il presidenzialismo di Fdi. Quale l’approccio di Forza Italia?

«Le riforme di sistema sono state ritenute dalla coalizione fondamentali. Non casualmente vi è un apposito ministero delle Riforme indicato come una innovazione dal governo Meloni. Il ministro Casellati sta procedendo a una puntuale istruttoria sul tema del presidenzialismo raccogliendo le opinioni politiche dei gruppi, riservandosi in tempi brevi di passare alla fase comparativa ed esplicativa delle risultanze di questa fase».

La sensibilità per le riforme del partito azzurro?

«Fi è interessata al presidenzialismo, formula proposta in passato da Silvio Berlusconi per consentire ai cittadini di partecipare attivamente all’elezione delle alte cariche dello stato. Bisognerà tenere conto dell’impatto sul sistema e dei tempi per realizzare la riforma. Noi siamo per la formula meno impattante e che si potrà raggiungere al più presto. Poi ci vorrà anche una ridefinizione della legge elettorale, ma per noi è essenziale che il cittadino possa scegliere il presidente del Consiglio o il presidente della Repubblica. Bisogna, come sostiene Silvio Berlusconi, rendere più snello il rapporto tra governo e parlamento, e dare al cittadino la possibilità di scegliere».

Sull’autonomia al Sud ci sono forti ritrosie, in particolare sul tema dei Lep (Livelli essenziali delle prestazioni). Come si possono superare?

«Bisogna parlarne con franchezza. Le autonomie previste dal 116 sono legittime ma non si può differenziare senza mettere tutti allo stesso punto di partenza. Il Sud vive ancora una questione meridionale evidente, per le difficoltà nell’erogazione dei servizi. I livelli essenziali delle prestazioni, meglio definibili come “equivalenti” per evitare fraintendimenti, devono essere individuati prima di avviare i percorsi autonomisti. Superando questo nodo, non ci saranno regioni che possono tradire lo spirito costituzionale: ci può essere differenziazione ma a parità di condizioni e servizi. Fi è interessata a che i meccanismi siano perfettamente rispettati».

Il modello presidenzialista cambia il profilo costituzionale del governo. A quale modello bisogna guardare per dare più forza all’esecutivo in Italia, in un contesto che preservi il mantenimento delle garanzie?

«Il presidenzialismo è degli Usa, il semipresidenzialismo è francese, il premieriato ha tante formule. Il tema delle garanzie rimane, ma nessuno pensi di poter bloccare le riforme agitando fantasmi autoritari, che non ci sono. Vogliamo fare esattamente l’opposto di chi vaneggia di svolte antidemocratiche, vogliamo dare maggiore peso alle scelte dei cittadini».

Quale il metodo per procedere sulla strada riformista, senza strappi con le opposizioni?

«Bisogna rispettare il dettato costituzionale. Gli attriti vanno evitati. Anche sulle autonomie bisogna ragionare in modo utile per il Paese, non solo per la propria appartenenza. Ci vuole una soluzione condivisa, in linea con il patto elettorale del centrodestra, il decalogo su cui orientare le nostre scelte. Con le opposizioni in democrazia ci si confronta, ma alla fine bisogna decidere. L’ascolto non sia sinonimo di indecisione: dopo il confronto, si passa alla fase operativa. L’Italia ci chiede interventi utili e immediati. L’efficienza si misura soprattutto dalla capacità di decidere in tempi congrui».

Un nuovo patto costituzionale è un sogno del centrodestra fin dal 1994.

«Per Forza Italia questa è la stagione delle grandi riforme. Il governo Meloni deve riconciliare il cittadino con la politica e per quello che mi riguarda con la giustizia. Non dobbiamo essere un governo di austeri cardinali, ma di parroci dinamici. Dobbiamo uscire dalle stanze romane per dare un'idea alta della partecipazione dei cittadini, come auspichiamo emerga dall’approvazione delle nostre riforme, sia costituzionali e , se non lo dicessi non sarei io, sulla giustizia».

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