È notte fonda per il Mezzogiorno. O, meglio, buio pesto potrebbe diventare il cielo sociale del 2023 se le previsioni del rapporto Svimez, presentato ieri, dovessero avverarsi nella loro interezza. Colpisce, come ovvio, il dato dei possibili 500mila nuovi poveri al Sud, ma fanno tremare i polsi anche le analisi sui fondamentali di un’economia piegata dal micidiale due recessione-inflazione. Il Nord prende ulteriormente il largo, seppur a rallentatore, mentre il Mezzogiorno avrebbe bisogno di visioni, strategie, interventi di medio e lungo periodo. A cominciare da un’accorta politica di promozione industriale come suggerisce l’economista Gianfranco Viesti, rilanciando il ruolo dello Stato nelle decisioni economiche e difendendo la funzione di ammortizzazione sociale assolta dal Reddito di cittadinanza.
Professore, qual è la fotografia che emerge dal rapporto Svimez?
«Il rapporto fotografa la buona ripresa del Sud nel 2021 e 2022, dovuta principalmente a edilizia e turismo. La nota dolente è la grande preoccupazione, targata 2023, per la combinazione tra rallentamento dell’economia e inflazione».
Perché l’inflazione penalizza di più il Mezzogiorno?
«Perché penalizza i più poveri e dunque colpisce più duramente il Sud. E poi c’è un tema legato alle imprese: le nostre sono più piccole per dimensione media. E quelle piccole hanno costi energetici maggiori e anche maggiori difficoltà ad assumere»...